Signora Bovary (1987)
Culodritto
Francesco Guccini
Testo
e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti,
ma come vorrei avere da guardare ancora tutto come i libri da sfogliare
e avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare.
Culodritto, che vai via sicura, trasformando dal vivo cromosomi corsari,
di longobardi, di celti e romani dell'antica pianura, di montanari,
reginetta dei telecomandi, di gnosi assolute che asserisci e domandi,
di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandi, anche se non avrai
le mie risse terrose di campi, cortili e di strade, e non saprai
che sapore ha il sapore dell'uva rubato a un filare, presto ti accorgerai
com'è facile farsi un'inutile software di scienza e vedrai
che confuso problema è adoprare la propria esperienza;
Culodritto, cosa vuoi che ti dica? Solo che costa sempre fatica
e che il vivere è sempre quello, ma è storia antica.
Culodritto, dammi ancora la mano,
anche se quello stringerla è solo un pretesto
per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato, o mi ha mai chiesto;
vola, vola tu, dove io vorrei volare, verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto,
vola, vola tu, dove io vorrei volare, verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare.
note e significato
"Andar via a culodritto" è un'espressione modenese usata per indicare l'atto di andarsene, in genere nel bel mezzo di una discussione, con fare indispettito o risentito. La canzone è dedicata alla figlia Teresa. Guccini la descrive così:
"In Culodritto dialogo invece con una bambina che possedeva sì moltissime cose che allora io, alla sua età, non avevo, ma a cui erano precluse occasioni e situazioni – più semplici ma più fascinose – che nel corso degli anni erano andate perdute. Vedo questa bambina crescere con una grande fiducia nell'adulto e la invidio perché ha ancora tutto da scoprire, da sperimentare e perché è libera perfino di sbagliare, mentre l'adulto ha già visto, ha già fatto, ha già sfruttato le sue possibilità: dico per esempio dei libri che io ho già letto e lei non ha ancora sfogliato, e delle scoperte meravigliose che verranno da quegli incontri letterari. Poi, crescendo, ci si allontana dall'atmosfera di quando si era bambini, si ha altro per la testa. E un giorno... arriva appunto il momento in cui non si ricercano più le favole perché ci si imbatte e ci si confronta con una realtà nuova, quella che ogni giorno la vita"
Ripenso a mia figlia Sara, piccola nell’87, e mi viene voglia di stringermela al cuore