Ritratti (2004)

Odỳsseus

Francesco Guccini

Odỳsseus da Ritratti, Francesco Guccini
Odỳsseus
Testo
Bisogna che lo affermi fortemente
che, certo, non appartenevo al mare
anche se Dei d'Olimpo e umana gente
mi sospinsero un giorno a navigare
e se guardavo l'isola petrosa
ulivi e armenti sopra a ogni collina
c'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa
c'era l'anima mia che è contadina;
un'isola d'aratro e di frumento
senza le vele, senza pescatori,
il sudore e la terra erano argento
il vino e l'olio erano i miei ori.

Ma se tu guardi un monte che hai di faccia
senti che ti sospinge a un altro monte,
un'isola col mare che l'abbraccia
ti chiama a un'altra isola di fronte
e diedi un volto a quelle mie chimere
le navi costruii di forma ardita,
concave navi dalle vele nere
e nel mare cambiò quella mia vita
e il mare trascurato mi travolse:
seppi che il mio futuro era nel mare
con un dubbio però che non si sciolse
senza futuro era il mio navigare

Ma nel futuro trame di passato
si uniscono a brandelli di presente,
ti esalta l'acqua e il gusto del salato
brucia la mente
e ad ogni viaggio reinventarsi un mito
a ogni incontro ridisegnare il mondo
e perdersi nel gusto del proibito
sempre più in fondo

E andare in giorni bianchi come arsura,
soffio di vento e forza delle braccia,
mano al timone e sguardo nella pura
schiuma che lascia effimera una traccia;
andare nella notte che ti avvolge
scrutando delle stelle il tremolare
in alto l'Orsa è un segno che ti volge
diritta verso il Nord della Polare.
E andare come spinto dal destino
verso una guerra, verso l'avventura
e tornare contro ogni vaticino
contro gli Dei e contro la paura.

E andare verso isole incantate,
verso altri amori, verso forze arcane,
compagni persi e navi naufragati;
per mesi, anni, o soltanto settimane?
La memoria confonde e dà l'oblio,
chi era Nausicaa, e dove le sirene?
Circe e Calypso perse nel brusio
di voci che non so legare assieme.
Mi sfuggono il timone, vela, remo,
la frattura fra inizio ed il finire,
l'urlo dell'accecato Polifemo
ed il mio navigare per fuggire.

E fuggendo si muore e la mia morte
sento vicina quando tutto tace
sul mare, e maledico la mia sorte
non trovo pace.
forse perché sono rimasto solo
ma allora non tremava la mia mano
e i remi mutai in ali al folle volo
oltre l'umano.

La vita del mare segna false rotte,
ingannevole in mare ogni tracciato,
solo leggende perse nella notte
perenne di chi un giorno mi ha cantato
donandomi però un'eterna vita
racchiusa in versi, in ritmi, in una rima,
dandomi ancora la gioia infinita
di entrare in porti
sconosciuti prima.
Odỳsseus
note e significato

Odỳsseus è dedicata al mitico personaggio di Ulisse (in greco, Odisseo) e presenta il seguente sottotitolo: con ringraziamenti e scuse a Omero, Dante, Foscolo, C. Kavafis, J. C. Izzo, A. Prandi.

Secondo Guccini quello di Ulisse è "un mito letterario, un viaggio magico e misterioso, carico di simboli, di ritorni affascinanti, di personaggi incredibili". Odỳsseus è una "canzone sottovalutata. Composta in due giorni, anzi due pomeriggi".

Nausicaa
Nausicaa

(o anche Nausica), figlia del Re dei Feaci Alcinoo, è una figura della mitologia greca citata nel sesto libro dell'Odissea. L'incontro tra la Principessa e Ulisse avviene su una spiaggia, dove Nausicaa sta giocando con delle ancelle.

Le giovani svegliano inavvertitamente Ulisse che, appena naugragato sull'isola, sta dormendo in un cespuglio. Tutte scappano, tranne Nausicaa che conduce Ulisse alla corte del padre, il quale gli fornirà una barca per tornare in Patria.

Segue un estratto dell'Odissea che narra l'incontro tra Ulisse e Nausicaa (traduzione di Ippolito Pindemonte):

Nausica in man tolse la palla, e ad una
Delle compagne la scagliò: la palla
Desvïossi dal segno a cui volava,
E nel profondo vortice cadé.
Tutte misero allora un alto grido,
Per cui si ruppe incontanente il sonno
Nel capo a Ulisse; che a seder drizzossi
Tai cose in sé volgendo: Ahi fra qual gente
Mi ritrovo io? Cruda, villana, ingiusta,
O amica degli estrani, e ai dii sommessa?

Quel, che l'orecchio mi percosse, un grido
Femminil parmi di fanciulle ninfe,
Che de' monti su i gioghi erti, e de' fiumi
Nelle sorgenti, e per l'erbose valli
Albergano. O son forse umane voci,
Che testé mi ferîro? Io senza indugio
Dagli stessi occhi miei sapronne il vero.

La Maga Circe
Nausicaa

Personaggio mitologico citato nell'Odissea. Figlia di Elio, Dio del Sole, Circe abita nell'isola di Eea, nella quale Ulisse si imbatte. I compagni mandati in esplorazione vengono tramutati in maiali, grazie a un veleno mischiato al vino offerto loro da Circe.

Solo Eurìloco, sospettoso, evita di bere e riesce ad avvertire Ulisse del pericolo, il quale parte immediatamente per trattare la liberazione dei compagni. Nel tragitto il dio Ermes gli offre un'erba in grado di renderlo immune al veleno di Circe.

Segue un estratto dell'Odissea che narra la trasformazione dei compagni di Ulisse in animali (traduzione di Ippolito Pindemonte). Nell'immagine il dipinto "Circe Offering the Cup to Ulysses" di J. W. Waterhouse (1849 - 1917), realizzato nel 1891.

La seguìan tutti incautamente salvo
Eurìloco, che fuor, di qualche inganno
Sospettando, restò. La dea li pose
Sovra splendidi seggi: e lor mescea
Il Pramnio vino con rappreso latte,
Bianca farina e mel recente; e un succo
Giungeavi esizïal, perché con questo
Della patria l'obblìo ciascun bevesse.
Preso e vôtato dai meschini il nappo,
Circe batteali d'una verga, e in vile
Stalla chiudeali: avean di porco testa,
Corpo, sétole, voce; ma lo spirto
Serbavan dentro, qual da prima, intègro.

Calypso

(o anche Calipso) è una ninfa dell'isola di Ogigia, sulla quale Ulisse approda dopo essere sfuggito al vortice di Cariddi. La bellezza di Calypso lo farà innamorare al punto di decidere di restare sull'isola per molti anni. Solo grazie all'intervento di Atena Ulisse riuscirà a ripartire per Itaca. Segue un estratto dell'Odissea che racconta di Calipso (traduzione di Ippolito Pindemonte):

Ciò raccontarti senza fraude intendo
Che un oracol verace, il marin vecchio
Proteo, svelommi. Asseverava il nume
Che molte e molte lagrime dagli occhi

Spargere il vide in solitario scoglio,
Soggiorno di Calipso, inclita ninfa,
Che rimandarlo niega; ond'ei, cui solo
Non avanza un naviglio, e non compagni
Che il careggin del mar su l'ampio dorso,
Star gli convien della sua patria in bando.

Odỳsseus
tablatura e accordi
|| Em F7+ | Am F7+ | Am F7+ | Am F7+ ||

    Am
Bisogna che lo affermi fortemente
     E7
che, certo, non appartenevo al mare
Am
anche se i Dei d'Olimpo e umana gente
    E7
mi sospinsero un giorno a navigare
  C
e se guardavo l'isola petrosa,
          G
ulivi e armenti sopra a ogni collina
             F
c'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa,
         C                    G
c'era l'anima mia che è contadina,
   C
un'isola d'aratro e di frumento
         G
senza le vele, senza pescatori,
     F
il sudore e la terra erano argento,
            B7                E7
il vino e l'olio erano i miei ori....

         Am
Ma se tu guardi un monte  che hai di faccia
E7
senti che ti sospinge a un altro monte ,
   Am
un'isola col mare che l'abbraccia
      E7
ti chiama a un'altra isola di fronte
  C
e diedi un volto a quelle mie chimere,
   G
le navi costruii di forma ardita,
      F
concavi navi dalle vele nere
      C                       G
e nel mare  cambiò quella mia vita...
      C
E il mare  trascurato mi travolse,
G
seppi che il mio futuro era sul mare
       F
con un dubbio però che non si sciolse,
        B7                  E7
senza futuro era il mio navigare...

         Am
Ma nel futuro trame di passato
   F7+
si uniscono a brandelli di presente,
    G                                   B7        E7
ti esalta l'acqua e al gusto del salato brucia la mente
          Am
e ad ogni viaggio reinventarsi un mito,
         F7+
a ogni incontro ridisegnare il mondo
   G                              F             E7
e perdersi nel gusto del proibito sempre più in fondo...

|| Am F7+ | Am F7+ ||

    Am
E andare in giorni bianchi come arsura,
          E7
soffio di vento e forza delle braccia,
          Am
mano al timone, sguardo nella prua,
E7
schiuma che lascia effimera una traccia,
  C
andare nella notte che ti avvolge
    G
scrutando delle stelle il tremolare
   F
in alto l'Orsa è un segno che ti volge
   C                          G
diritta verso il nord della Polare.
    C
E andare come spinto dal destino
           G
verso una guerra, verso l'avventura
     F
e tornare contro ogni vaticino
           B7                E7
contro gli Dei e contro la paura.

    Am
E andare verso isole incantate,
              E7
verso altri amori, verso forze arcane,
         Am
compagni persi e navi naufragate
          E7
per mesi, anni, o soltanto settimane...
     C
La memoria confonde e dà l'oblio,
           G
chi era Nausicaa, e dove le sirene?
          F
Circe e Calypso perse nel brusio
   C                        G
di voci che non so legare assieme,
     C
mi sfuggono il timone, vela, remo,
     G
la frattura fra inizio ed il finire,
  F
l'urlo dell'accecato Polifemo
      B7                  E7
ed il mio navigare per fuggire...

    Am
E fuggendo si muore e la mia morte
        F7+
sento vicina quando tutto tace
    G                             B7        E7
sul mare , e maldico la mia sorte, non provo pace,
        Am
forse perché sono rimasto solo,
    F7+
ma allora non tremava la mia mano
     G                              F        E7
e i remi mutai in ali al folle volo oltre l'umano...

|| Am F7+ | Am F7+ ||

           Am
La via del mare  segna false rotte,
   E
ingannevole in mare  ogni tracciato,
       Am
solo leggende perse nella notte
  E
perenne di chi un giorno mi ha cantato
  C
donandomi però un'eterna vita
  G
racchiusa in versi, in ritmi, in una rima,
          F
dandomi ancora la gioia infinita
              C      E7         F7+   Am
di entrare in porti sconosciuti pri---ma...

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