Prendere e Lasciare (1996)
Un Guanto
Francesco De Gregori
Testo
Da una mano desiderata
A toccare il pavimento del mondo
In una pista affollata,
Un gentiluomo, un infedele
Lo seguì con lo sguardo
E stava quasi per raggiungerlo
Ma già troppo in ritardo
E stava quasi per raggiungerlo
Ma troppo in ritardo
Era scomparsa nella mano
E tutta la compagnia
E chissà se era mai esistita
Era scomparsa quella mano
E restava la nostalgia
E il guanto e la sua padrona
Scivolavano via
Il guanto e la sua padrona
Pattinavano via
Sotto un albero senza fiori
Si struggeva l'amore amato
Il guanto era a pochi passi
Irraggiungibile e consumato
In quella grande tempesta d'erba
Non era estate né primavera
E non sembrava nemmeno autunno
Però l'inverno non esisteva
E non sembrava nemmeno autunno
Perché l'inverno non esisteva
Quando un uomo da una piccola barca
Con un mezzo marinaio
Vide qualcosa biancheggiare
Un uomo da una piccola barca
Sporgendosi sul mare
Era il guanto che rischiava di annegare
Era il guanto che rischiava di affondare
Fu un trionfo di conchiglie
Un omaggio di fiori
Per il guanto restituito
Alla banalità dei cuori
A un spiaggia senza sabbia
A una passione intravista
A una gabbia senza chiave
A una stanza senza vista
A una gabbia senza chiave
A una vita senza vista
E intanto milione di rose
Rifluivano sul bagnasciuga
E chissà se si può capire
Che milioni di rose
Non profumano mica
Se non sono i tuoi fiori a fiorire
Se i tuoi occhi non mi fanno più dormire
Era la notte di quel brutto giorno
I guanti erano sconfinati
Come l'incubo di un assassino
O i desideri dei condannati
Dietro al Guanto Maggiore
La luna era crescente
E piccoli guanti
Risalivano la corrente
E piccoli guanti
Risalivano la corrente
Fino al Capo dei Sogni
E alla Riva del Letto
Dell'innocente che dormiva
Un mostro sconosciuto
Osservava non osservato
Sopra un tavolo il guanto incriminato
Sopra al tavolo un guanto immacolato
Ed il guanto fu rapito
In una notte d'inchiostro
Dal quel mistero chiamato amore
Da quell'amore che sembrava un mostro
Inutilmente due nudi mani
Si protesero a trattenerlo
Il guanto era già nascosto
Dove nessuno può più vederlo
Il guanto era già lontano
Quanto nessuno può più saperlo
Oltre la pista di pattinaggio
E le passioni al dì di festa
E le onde di tutti i mari
E il trionfo della tempesta
E le rose nella schiuma
Il guanto era volato
Più alto della luna
Il guanto era volato
Più leggero di una piuma
Oltre il luogo e l'azione
Ed il tempo consentito
E l'amore e le sue pene
Il guanto si era già posato
In quel quadro infinito
Dove Psiche e Cupido governano insieme
Dove Psiche e Cupido sorridono insieme
note e significato
Le complesse metafore dalla canzone Un guanto si ispirano alla serie di quadri intitolata Ein Handschuh (cioè un guanto) del pittore e scultore surrealista tedesco Max Klinger (1857 - 1920). Riporto, inframezzato dai dipinti di Klinger, lo splendido commento/interpretazione della canzone Un guanto, inviatomi da Giovanni il 31 dicembre 2004.
Resto sempre ammaliato e imprigionato nei luoghi dove la poesia si fonde con la musica e l'anima e il respiro dell'universo intero. In queste terre la creatura dell'artista si rialza e si rianima di vita propria, diventa soggetto autonomo, compenetrato nel cuore di chi la osserva. Alla fine si mette in sintonia con il suo battito e i due avanzano all'unisono.
Così l'esile creatura, che sembra vivere per pochi minuti e per uno spettro limitato di suoni, diventa patrimonio condiviso di tutti. Sembra rinascere ogni volta che qualcuno la richiama alla vita. E a tutti sopravvive, come un Immortale nei miti degli antichi.
Sotto i colpi delicati e sapienti dell'artista le cose banali di sempre si rivestono di altri spessori e contenuti, di altri richiami e significati. Così è per questo Guanto, oggetto quotidiano e stereotipo d'amore antico, quando la dama fingeva di averlo perso per farselo riportare dal cavaliere gentile e ancora ignaro della sua condizione amorosa:
Un guanto precipitò
Da una mano desiderata
A toccare il pavimento del mondo
In una pista affollata,
Un gentiluomo, un infedele
Lo seguì con lo sguardo
E stava quasi per raggiungerlo
Ma già troppo in ritardo
E stava quasi per raggiungerlo
Ma troppo in ritardo
Era scomparsa quella mano
E tutta la compagnia
E chissà se era mai esistita
Era scomparsa quella mano
E restava la nostalgia
E il guanto e la sua padrona
Scivolavano via
Il guanto e la sua padrona
Pattinavano via
Qui il guanto cade addirittura sulla pista di cemento di una balera, ma più che cadervi è come se precipitasse dal cuore dell'universo stesso, dall'altezza invisibile di mondi lontani, fino alla sconfortante desolazione del piano di una pista da ballo: quasi fosse un riflesso delle altezze divine sempre presenti in tutte le cose degli uomini, e come luce divina non disdegnasse di scintillare neppure sul fondo più basso della sua caduta terrena.
Su questa pista da ballo (che ad un tratto diventa una pista di pattinaggio, dove leggeri si perdono, si intrecciano e pattinano via tutti i protagonisti di questo frammento di umana storia corale), su questa lastra di cemento inizia un inseguimento d'amore che è soltanto un pretesto e un rimando: straordinaria metafora che sempre racconta il nostro bisogno di senso, la ricerca della radice iniziale, la nostalgia della vetta prima della caduta.
Sotto un albero senza fiori
Si struggeva l'amore amato
Il guanto era a pochi passi
Irraggiungibile e consumato
In quella grande tempesta d'erba
Non era estate né primavera
E non sembrava nemmeno autunno
Però l'inverno non esisteva
E non sembrava nemmeno autunno
Perché l'inverno non esisteva
Quando un uomo da una piccola barca
Con un mezzo marinaio
Vide qualcosa biancheggiare
Un uomo da una piccola barca
Sporgendosi sul mare
Era il guanto che rischiava di annegare
Era il guanto che rischiava di affondare
Che altro non è l'innamorarsi di nuovo, se non l'infinita presunzione di credere che ogni esperienza possa essere diversa dalla precedente? Il gentiluomo d'onore in ciascuno di noi, che vorrebbe tenere fede ai suoi giuramenti, lotta con l'infedele che cova sotto la cenere e si risveglia ad ogni guanto intravisto su una pista da ballo: perché la mano è già desiderata, prima ancora che il guanto caduto ne riveli la sua nudità all'amante: Era scomparsa quella mano/ E restava la nostalgia / E il guanto e la sua padrona scivolavano via.
Questa canzone-poesia diventa un inno straordinario all'incontrastabile potenza di Amore: un susseguirsi di immagini, metafore e richiami che sembrano usciti uno dopo l'altro - ciascuno con la propria necessaria ragione di esistere - da un flusso ininterrotto di assonanze, associazioni e rimandi. E ogni rimando ne apre una nuova catena di altri: l'albero senza fiori non può che richiamare un luogo di tempeste d'erba, dove le stagioni scorrono ma non passano, e trascolorano da una tonalità all'altra, ma non attraversano mai la morte dell'inverno.
Ogni strofa apre uno squarcio nuovo e un paesaggio diverso, come se un fiorire di fantasie creasse percorsi alternativi nel sogno, e guidasse la storia a dipanarsi e a richiamarci, e a chiederci solo di seguirla nei suoi nuovi tornanti. L'amore degli umani rischia di consumarsi, annegare, affondare, e può apparire irraggiungibile anche quando è a pochi passi da noi.
Qualche volta riusciamo a fermare per un attimo il guanto dell'amore, magari proprio quando sembra che questo si stia irrimediabilmente inabissando. Allora è gioia per l'amore umano conquistato, e per la sazietà di possederlo e tenerlo stretto fra le dita, fosse anche per una volta sola.
Fu un trionfo di conchiglie
Un omaggio di fiori
Per il guanto restituito
Alla banalità dei cuori
Ad una spiaggia senza sabbia
A una passione imprevista
Ad una gabbia senza chiave
Ad una stanza senza vista
Ad una gabbia senza chiave
Ad una vita senza vista
E intanto milioni di rose
Rifluivano sul bagnasciuga
E chissà se si può capire
Che milioni di rose
Non profumano mica
Se non sono i tuoi fiori a fiorire
Se i tuoi occhi non mi fanno più dormire
Poi continueremo a farlo vivere in questa banalità di cuori che è la dannazione della nostra stessa condizione umana: e così come questa incapacità di vedere oltre è la cifra definitiva della nostra vita senza vista, allo stesso modo la limitatezza del nostro paesaggio visivo interiore ne è la stanza senza vista. Futile appagamento che sembrerà bastarci per un infinitesimo lasso di tempo, che ci accontenteremo di tenere in vita e rianimare qualche volta, chiusi nella nostra stessa natura, prigionieri in una gabbia senza chiave da cui potremmo, ma non vogliamo mai prendere il volo.
Si spezzetta l'amore umano in infiniti rivoli di repliche ridondate e frammentarie, milioni di rose che ripetono se stesse e offuscano la nostra già limitata visione unitaria di Amore. Ma "così è" la natura finita dei nostri passi, né abbiamo a portata d'occhio strumenti alternativi di altra, più profonda percezione. Impossibile superare la limitatezza del nostro disordinato riprovare per tante strade diverse: anche se ogni strada reclama la sua esclusività, la sua novità, la sua irripetibile originalità: Se non sono i tuoi fiori a fiorire / Se i tuoi occhi non mi fanno più dormire. Bisognerà attendere la Notte degli Dei perché i nostri piccoli bisogni di amori terreni rinascano in un Amore Tutto.
Bisognerà attendere la Rivelazione nella Notte degli Dei perché un apparente Mostro sconosciuto, che osserva non osservato, possa ricondurre tutto al Tutto. Prenderà le spoglie dei nostri amori distesi come sopra all'ultimo letto di morte e li amerà di un amore più grande e li farà rinascere in una diversa dimensione. Ci farà soffrire rubandoci gli avanzi dei nostri piccoli bisogni di amori terreni. Ma ci porterà integralmente alla trasfigurazione in un mondo di Amore Tutto:
Era la notte di quel brutto giorno
I guanti erano sconfinati
Come l'incubo di un assassino
O i desideri dei condannati
Dietro al Guanto Maggiore
La luna era crescente
E piccoli guanti
Risalivano la corrente
E piccoli guanti
Risalivano la corrente
Fino al Capo dei Sogni
E alla Riva del Letto
Dell'innocente che dormiva
Un mostro sconosciuto
Osservava non osservato
Sopra un tavolo il guanto incriminato
Sopra al tavolo un guanto immacolato
Il grande soffio di Poesia ci lascia ogni volta incantati ad ascoltare e a domandarci di nuovo Come finirà adesso?, e a interrogarci una volta di più su quale salto di tempo e di spazio attraverseremo, abbandonati e custoditi stretti fra le sue braccia. Poesia, un bagliore di luce nella cava ombra infinita delle nostre esperienze e delle nostre percezioni. Un'intuizione primordiale che ci sposta fuori dal nostro limitato orizzonte di quotidianità.
Nelle metafore geografiche del nostro pellegrinaggio terreno, Amore è Capo dei Sogni e dorme alla Riva del Letto dell'Innocente. Come una rappresentazione teatrale non umana, una Divina Commedia, che supera gli angusti limiti dell'unità di tempo, d'azione e di luogo, abbiamo provato ad inseguire un guanto nella sua traversata, dalla banalità della pista da ballo fino al riscatto e al rapimento del Mostro divino. Navigando attraverso l'immensa eterogeneità del tutto, malgrado tutti i dettagli che ci schermano e ci fanno intravedere solo un bagliore della Luce, siamo approdati al richiamo classico-pittorico di Amore e Psyche, alla sintesi perfetta di amore spirituale e passione dei cuori.
Amore oltre l'amore, soffio dell'ineffabile. Ricerca di un fine, di una fine, di una vetta dove posarsi per sempre e sempre lì rimanere. Amore ricondotto alla sua origine divina:
E il guanto fu rapito
In una notte d'inchiostro
Da quel mistero chiamato amore
Da quell'amore che sembrava un mostro
Inutilmente due nude mani
Si protesero a trattenerlo
Il guanto era già nascosto
Dove nessuno può più vederlo
Il guanto era già lontano
Quanto nessuno può più saperlo
Oltre la pista di pattinaggio
E le passioni al dì di festa
E le onde di tutti i mari
E il trionfo della tempesta
E le rose nella schiuma
Il guanto era volato
Più alto della luna
Il guanto era volato
Più leggero di una piuma
Oltre al luogo e all'azione
E al tempo consentito
E all'amore e alle sue pene
Il guanto si era già posato
In quel quadro infinito
Dove Psiche e Cupido governano insieme
Dove Psiche e Cupido sorridono insieme
tablatura e accordi
mi la
Un guanto precipitò da una mano desiderata
do#- la
a toccare il pavimento del mondo in una pista affollata
fa#-7 mi
Un gentiluomo infedele lo seguì con lo sguardo
si do#- la
e stava quasi per raggiungerlo ma già troppo in ritardo
mi si do#- la
e stava quasi per raggiungerlo ma troppo in ritardo
mi si
Era scomparsa quella mano e tutta la compagnia
mi si7 mi mi7 la la-
e chissà se era mai esistita era scomparsa quella mano
mi si si7
e restava la nostalgia e il guanto e la sua padrona
do#- la mi si mi la mi / mi mi4 /
scivolavano via il guanto e la sua padrona pattinavano via
mi la
Sotto un albero senza fiori si struggeva l'amore amato
do#- la
il guanto era a pochi passi irraggiungibile e consumato
fa#-7 mi
in quella grande tempesta d'erba non era estate né primavera
si do#- la
e non sembrava nemmeno autunno però l'inverno non esisteva
mi si do#- la
e non sembrava nemmeno autunno perchè l'inverno non esisteva
mi si
Quando un uomo da una piccola barca con un mezzo marinaio
mi si7 mi mi7 la la-
vide qualcosa biancheggiare un uomo da una piccola barca
mi si si7 do#- la
sporgendosi sul mare era il guanto che rischiava di annegare
mi Si mi la mi / mi mi4 /
era il guanto che rischiava di affondare
mi la
Fu un trionfo di conchiglie un omaggio di fiori
do#- la
per il guanto restituito alla banalità dei cuori
fa#-7 mi
a una spiaggia senza sabbia a una passione intravista
si do#- la
a una gabbia senza chiave ad una stanza senza vista
mi si do#- la
ad una gabbia senza chiave ad una vita senza vista
mi si
E intanto milioni di rose rifluivano sul bagnasciuga
mi si7 mi mi7 la la- Mi
E chissà se si può capire che milioni di rose non profumano mica
si si7 do#- la
se non sono i tuoi fiori a fiorire
mi Si Mi la mi / mi mi4 /
se i tuoi occhi non mi fanno più dormire
mi la
Era la notte di quel brutto giorno i guanti erano sconfinati
do#- la
come l'incubo di un assassino o i desideri dei condannati
fa#-7 mi
dietro al guanto maggiore la luna era crescente
si do#- la
e piccoli guanti risalivano la corrente
mi si do#- la
e piccoli guanti risalivano la corrente
mi si
Fino al capo dei sogni e alla riva del letto
mi si7 mi mi7 la la- Mi
dell'innocente che dormiva un mostro sconosciuto osservava non osservato
si si7 do#- la
sopra a un tavolo il guanto incriminato
mi Si Mi la mi / mi mi4 /
sopra al tavolo il guanto immacolato
mi la
E il guanto fu rapito in una notte d'inchiostro
do#- la
da quel mistero chiamato amore da quell'amore che sembrava un mostro
fa#-7 mi
inutilmente due nude mani si protesero a trattenerlo
si do#- la
il guanto era già nascosto dove nessuno può più vederlo
mi si do#- la
il guanto era già lontano quanto nessuno può più saperlo
mi si
Oltre la pista di pattinaggio e le passioni al dì di festa
mi si7 mi mi7 la la- Mi
e le onde di tutti i mari e il trionfo nella tempesta
si si7
e le rose nella schiuma il guanto era volato
do#- la mi Si
più alto della luna il guanto era volato
do#- la mi
più leggero di una piuma oltre il luogo e l'azione
si mi si mi mi7
ed il tempo consentito e l'amore e le sue pene
la la- mi
il guanto si era già posato in quel quadro infinito
si do#- la
Dove Psiche e Cupido governano insieme
mi si mi la mi
Dove Psiche e Cupido sorridono insieme