Tintin, uno dei fumetti più conosciuti del mondo, è stato creato da Georges Prosper Remi (1907 – 1983), un fumettista belga meglio noto con il soprannome di Hergé. Questi cominciò la sua carriera come disegnatore del giornale conservatore Le Vingtième Siècle, sotto la guida del direttore Norbert Wallez. Nel 1929 diede vita alla prima avventura di Tintin, Tintin nel Paese dei Soviet, caratterizzata da una trama ingenua e finalizzata alla propaganda conservatrice. Lo stesso si può dire dei successivi Tintin in Congo (1931) e Tintin in America (1932). Sarà Il Loto Blu (1934) a segnare una svolta nelle trame di Tintin, che si fanno più complesse ed ancorate alla realtà.
Durante l’occupazione tedesca del Belgio Le Vingtième Siècle viene chiuso, ma Hergé può continuare a lavorare a Le Soir, testata controllata dai nazisti; con questa pubblica La Stella Misteriosa (1942), che presenta aspetti anti-americani e anti-semiti. Per questo motivo, e per le sue simpatie di area conservatrice, alla fine della guerra Hergé viene accusato di collaborazionismo e arrestato ben quattro volte. Non sarà coinvolto in nessun processo, ma gli verrà proibito di esercitare la sua professione.
Nel Dopoguerra, grazie al supporto del monarchico Raymond Leblanc, otterrà nuovamente il permesso di disegnare e fonderà la rivista Tintin, alla quale collaboreranno anche alcuni ex-colleghi di Le Soir. E’ questo il momento della maturità del disegnatore belga, che nelle tre decadi a venire regalerà al mondo avventure incredibilmente coinvolgenti e in grado di catturare l’immaginazione di adulti e bambini.
Insieme all’amico Edgar Pier Jacobs, Hergé è uno dei primi esponenti dello stile di disegno denominato Ligne Claire (“Linea Chiara”), caratterizzato dall’uso di contorni ben definiti, dalla presenza di personaggi stilizzati su sfondi realistici e dall’assenza di ombreggiature. Più che da una determinata scelta artistica, molte delle caratteristiche della Linea Chiara vennero imposte dalle limitazioni tecniche di stampa della prima metà del Ventesimo Secolo. Nonostante questo, lo stile divenne così popolare da essere adottato e reinterpretato anche da fumettisti contemporanei (è questo il caso, ad esempio, di Vittorio Giardino e Daniel Ceppi).