Il film merita di essere visto principalmente per i 
panorami mozzafiato, i buoni attori e la discreta colonna sonora.
Delude invece il personaggio su cui è incentrata la storia di fuga dalla società: nonostante un paio di battute riuscite, Supertramp non riesce ad essere profondo come vorrebbe il suo sceneggiatore; anzi, l’arroganza con cui affronta il viaggio, rifiutando costantemente l’aiuto o la vicinanza degli altri, lo fa risultare a tratti antipatico.
Il viaggio di Supertramp è fondamentalmente senza scopo, un inno al nichilismo più insensato: non ha un motivo per scappare, non stringe rapporti significativi con le persone che incontra (a parte la coppia senza figli che si prende cura di lui) e soprattutto non impara niente di fondamentale o illuminante.
Per fuggire i mali della società, in un poco originale riflusso di anacoretismo, decide di rifugiarsi nella Natura (documentandosi prima sui libri che la tanto odiata società ha prodotto e tramandato nei secoli). Ovviamente, proprio in virtù del suo essere umano, non riesce a fondersi con essa, anzi la mortifica, *spoiler alert* uccidendo inutilmente un alce del quale non riesce a cibarsi e intossicandosi, con rispetto parlando, beceramente fino a morire. * Fine spoiler alert *
Da viaggiatore dilettante, conosco diverse persone più interessanti sulle quale incentrare un film del genere. Va detto però che numerosi amici incontrati per la strada mi hanno citato questo film come determinante ed esemplare per le loro vite. Non mi sono annoiato a guardarlo ma non credo lo rivedrei.
drammatico passabile