Scritto con GiovanniMaggio 2000
Questa tavola e queste parole che l’accompagnano sono un omaggio alla poesia del ricordo. Sono un tributo alla Storia e alle storie di ciascuno di noi: come un impercettibile e infinitesimo granello di sabbia dentro alla straordinaria complessità degli intrecci e delle interazioni. Alla inesprimibile ampiezza di forme, quantità e manifestazioni della vita e della natura, non riusciamo che opporre il silenzio di chi sa di non sapere.
Il più grande e complesso, inimmaginabile sistema informativo (una volta si chiamava, con giovanile presunzione, cervello elettronico, e i più audaci osavano anche dire intelligenza artificiale), la più potente rete di elaboratori non sarebbe in grado di memorizzare, simulare, balbettare, mal imitare neppure una frazione infinitesima dell’interminabile fiume di emozioni, conoscenze, esperienze che è la Storia e la vita di ciascuno di noi: perché La Storia siamo noi,… nessuno si senta escluso. L’interminabile fiume delle persone, delle loro esperienze e delle relazioni reciproche, muove da origini indistinte, dal buio dell’età primordiale, dalla notte del tempo e della conoscenza.
Ogni volto in questa tavola rappresenta l’unità elementare che dà vita e plasma il genere umano, la più straordinaria e complessa forma di aggregazione di viventi. Il filamento originale di DNA, con le sue complesse macromolecole organiche, cresce, si differenzia, interagisce con altri filamenti, assomma le esperienze e le conoscenze, diventa altro da sé. Diventa un mare che procede lento ma inarrestabile da una scintilla iniziale, una lettera alfa che, insieme alla suo inevitabile controparte omega, rimanda al grande interrogativo senza risposta, all’insondabile mistero dell’origine e della fine del tutto.
Se la nostra dimensione è lo spaziotempo, cosa c’era prima della prima pulsazione di tempo, e dove stavano le cose prima che ci fosse il luogo e il contenitore delle nostre emozioni? Che ne sarà del tempo quando l’ultimo atomo cesserà di vibrare? Che ne sarà dello spazio, quando la spaventosa energia, concentrata nell’attimo della grande esplosione, avrà smesso di alimentare l’inarrestabile allontanamento di parti di universo, nubi, polveri, stelle e galassie?
Questa tavola e queste parole sono un minuscolo tentativo – tanto più carico di significato, quanto più impercettibile nel gioco delle interazioni degli eventi – di dare rilievo alle persone, alle vite, alle storie quotidiane, ai rimandi dei ricordi e della dolcezza che ne è inseparabile compagna: prima che la memoria di ciascuno si appanni e i contorni si confondano, e le esperienze di vite intere sfumino nel mare indifferenziato del passato.
Dietro il muro che separa il presente delle nostre vite e delle nostre emozioni, dal passato indistinto di quanti – troppo lontani – ci hanno preceduti, in alto sopra questo muro si staglia il buio di tutte le notti. Buio della notte di una grande città, Roma, Londra o Parigi, dove la vita è caotica e il fermento delle attività sembra non interrompersi mai… Lo stesso buio di una sera tranquilla del mio quartiere (la sagoma familiare della mia chiesa e del mio campanile!). Lo stesso buio e la stessa luna e lo stesso fioco bagliore di stelle sopra le macerie della città giapponese dopo il quattrodiagosto, e la polvere delle Torri Gemelle dopo l’undicisettembre… Lo stesso buio, sempre diverso, sempre lo stesso, sull’undicisettebre di anni orsono che è il giorno, lontano e vicino, delle mie nozze. Buio all’alba del diecisettembre di tre anni dopo, all’uscita alla luce del mondo del mio primogenito: che ora prova a catturare con le sue immagini, i suoi schizzi e le sue linee appena accennate, un intero mondo di emozioni che le parole faticano ad esprimere. Buio della notte del dodicigiugno, appena un poco più in là negli anni, giorno di pioggia e di vento di estive primavere, quando il sorriso di Stefano irrompe con ferma discrezione nell’intreccio del mio mondo di affetti…
Sopra al buio della notte e delle persone che si confondono, indistinte e indifferenziate, troppo lontane nel mare della storia per poter vivere ancora nella nostra mente, più in alto sopra questo cielo vola la luce della conoscenza razionale, o di quel poco di comprensione consapevole che ci è dato di avvicinare.
In un angolo distinguo le proprietà matematiche fondamentali di tutti gli enti, astratti e concreti, gli insiemi e la loro rappresentazione, le identità e le equazioni.
Da un’altra parte intravedo le proprietà geometriche del mondo che riempie di forma le nostre esperienze, insieme alle proiezioni ortogonali e alle proiezioni assonometriche. Distribuite su più parti di questa volta celeste si scorgono le proprietà fisiche fondamentali: tempo, spazio, materia, movimento, gravitazione, calore… Si ritrovano i punti più alti del pensiero dell’uomo: i Principia Mathematica, le grandi intuizioni e le grandi sintesi, la Tavola Periodica degli elementi, le equazioni dell’elettromagnetismo di Maxwell, l’equazione d’onda di Schrodinger…
E insieme, in alto, ancora più in alto, volano i pensieri e i sogni e il mondo fantastico dell’uomo: romanzi, poemi, fumetti, saggi, trattati, raccolte, avventure entusiasmanti della fantasia. Ci sono i rimandi a studi penetranti e complessi, che lasciano un solco nella storia, un prima e un dopo nel corso degli eventi… Ma si distinguono anche libretti di effimera fortuna e tesi aberranti, che per un po’ sembrano quasi tenere in scacco la Storia…
E davanti sopravviene il mare delle persone, ogni volto una storia. Persone che ti vivono accanto o sopravvivono nella descrizione degli altri o nella tua memoria, oppure trasfigurati dal ricordo, o più semplicemente sognate e mitizzate. Non sono più loro, sono i simboli di quello che rappresentano o hanno rappresentato. Sono persone in carne e ossa, oppure i resti che di loro sopravvivono nel nostro ricordo. E possono essere anche creature della fantasia, così profondamente assimilate dalla nostra mente, così reali da sembrare vivi davvero.
Che legame intercorre tra Alessandro Manzoni e, alle sue spalle, il capitano Francis Blake dell’Intelligence inglese, e – all’estremo opposto della tavola – l’inseparabile compagno di avventure, il professor Philip Mortimer, e il volto del loro creatore Edgar Pierre Jacobs, confuso nella folla di altri volti, anonimi per i più, e appoggiato al famoso muro del Marchio Giallo?
Il muro che rimanda ad altri storici steccati, che sembravano voler dividere il mondo in due blocchi contrapposti e che il tempo e la storia hanno invece sbrecciato, polverizzato, implacabilmente distrutto… O ad altri muri più metafisici, di divisione e incomprensione, di solitudine e di odio (risentite i Pink Floyd di The Wall, il muro per eccellenza dell’incomunicabilità umana). Attraverso qualche mattone sbrecciato si intravede il blu di un cielo luminoso: il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me…
Dalla tavola emerge anche in po’ di ironia e di sorriso, giusto per non prendersi troppo sul serio e bilanciare in piccola parte l’eccesso di ciò che non siamo – ciò che non vogliamo – ciò che non sappiamo… Così, chi mi cerca può riconoscermi, abbastanza somigliante, nel goloso in prima fila che gusta, con impegno e devozione, un ottimo cono gelato. Se anche la grande storia è fatta di piccoli gesti quotidiani, figuratevi la piccola storia delle persone normali…. Anche le grandi emozioni passano attraverso le piccole gioie che sappiamo vivere, comprendere e gustare: come un cono gelato, appunto.
Ecco allora spuntare in un angolo Giulio Cesare e Cleopatra, anche se il loro unico punto comune è il piccolo gallo Asterix, che deve ben essere rappresentato da qualche parte nella tavola. Cercatelo bene, con attenzione, e se non lo trovate considerate che molto probabilmente è rimasto nella matita dell’autore. Perché non tutto ciò a cui la nostra mente può pensare diventa automaticamente un segno, una suggestione, una traccia materiale da seguire… L’affascinante mistero di qualunque forma espressiva è la sua capacità di suggerire, stimolare ed evocare, aprendo infiniti mondi inesplorati a chi si avventura dietro il suo richiamo: perché la nostra mente può contenere molto più di quanto possa riempire segni, luoghi e fisicità.
Al mio fianco, in prima fila, riconosco il volto di mio padre. Ma questa è un’altra storia, un’altra avventura, che non mi basterebbero le pagine a raccontare. Perché dietro a quel volto si è aperto al mondo un cospicuo tratto della mia vita.