Folk Beat N°1 (1967)

Il Sociale e l’Antisociale

Francesco Guccini

Il Sociale e l’Antisociale da Folk Beat N°1, Francesco Guccini
Il Sociale e l’Antisociale
Testo
Sono un tipo antisociale, non m'importa mai di niente,
non m'importa dei giudizi della gente.
Odio in modo naturale ogni ipocrisia morale,
odio guerre ed armamenti in generale.

Odio il gusto del retorico, il miracolo economico,
il valore permanente e duraturo.
Giochi a premi, caroselli, tivù, cine, radio, rallies,
frigo ed auto: non c'è Ford nel mio futuro.

E voi bimbe sognatrici della vita delle attrici:
attenzione, da me state alla lontana.
Non mi piace esser per bene, far la faccia che conviene,
poi alla fine sono sempre senza grana.

Odio la vita moderna, fatta a scandali e cambiali,
i rumori, gli impegnati intellettuali.
Odio i fusti carrozzati dalle spider incantati
coi vestiti e le camicie tutti uguali,
che non sanno che parlare di automobili e di moda,
di avventure estive fatte ai monti e al mare:
vuoti e pieni di sussiego se il vestito non fa un piego
mentre io mi metto quello che mi pare.

Sono senza patrimonio, sono contro il matrimonio,
non ho quello che si dice un posto al sole.
Non mi piaccion le gran dame, preferisco le mondane,
perchè ad essere sincere son le sole.

Non mi piaccion l'avvocato, il borghese, l'arrivato,
odio il bravo e onesto padre di famiglia,
quasi sempre preoccupato di vedermi sistemato
se mi metto a far l'amore con sua figlia.

Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente,
sulle scatole mi sta tutta la gente.
In un'isola deserta voglio andare ad abitare
e nessuno mi potrà più disturbare.

* * *

Non amo viver con tutta la gente:
mi piace solo la gente bene,
come si dice comunemente:
bene si nasce, non si diviene.

C'è chi nasce per le scienze o per le arti,
io son nato solamente per i party.
Amo oltremodo parlare male,
fare il maiale con le ragazze,
ma a Pasqua vado in confessionale
e tutte quante per me vanno pazze.

Perché fra i bene poi non conta l'astinenza,
basta ci sia soltanto l'apparenza.
Quindi non curo la mia intelligenza:
la gente bene con questo non lega,
ma alle canaste di beneficenza
so sempre tutto sull'ultimo Strega.

L'intelligenza c'è sol coi milioni,
e ammiro i film di Monica e Antonioni.
Sono elegante ed è inutile dire
che le mie vesti son sempre curate,
perché è senz'altro importante il vestire,
perché è la tonaca che fa il frate.

In fondo poi due cose hanno importanza,
e sono il conto in banca e l'eleganza.
Andiamo matti per cocktail e feste,
amo oltremodo le donne mondane;
non fraintendete: non parlo di quelle,
star con la gente più in basso sta male.

Non ho rapporti coi proletari,
soltanto a tarda notte lungo i viali.
Ma non trascuro la scienza umanista,
e si può dire che sono impegnato,
anzi alle volte sono comunista
ma non mi sono sempre interessato:
la lotta delle classi sol mi va,
per far bella figura in società.

Non si può dire che sia clericale:
come Boccaccio amo rider dei frati,
ma ossequio sempre lo zio cardinale
e vado a messa nei dì comandati.
Il mio credo vi dico brevemente:
pensare a ciò che può dire la gente.

La gente bene è la mia vera patria,
la gente bene è il mio unico dio,
l'unica cosa che ho sempre sognato,
la sola cosa che voglio io:
è solo essere un "bene" sempre ed ora,
e tutto il resto vada alla malora.
Il Sociale e l’Antisociale
note e significato

"Il sociale e l'antisociale" è composta da due canzoni distinte. "Il sociale" era già stata cantata dall'Equipe 84, mentre "L'antisociale" era rimasta inedita. Al riguardo Francesco Guccini ha raccontato un divertente aneddoto:

"Durante il servizio militare dissi al maggiore Giacchini che avevo scritto di mio pugno alcune canzoni, e lui volle ascoltarle immediatamente. Ero un po' dubbioso sull'opportunità di cantargli l'antisociale, che avevo composto nel 1960. Lui insistette e, incredibile a dirsi, s'innamorò della canzone. Ancora più incredibile, mi volle portare con sé a Gorizia, al comando del distretto, per interpretarla davanti a tutti gli alti ufficiali. Cercai disperatamente di dissuaderlo. Non volle sentir ragioni, anzi mi rimproverò bonariamente di essere troppo timido e modesto. Il maggiore Giacchini mi presentò in modo altisonante. Tutti, educatamente, prestarono attenzione. La canzone fu accolta da un silenzio glaciale. Alla fine del brano non si sentiva nemmeno respirare. Avrei voluto morire."

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.