Via Paolo Fabbri 43 (1976)
Piccola Storia Ignobile
Francesco Guccini
Piccola Storia Ignobile
Testo
Testo
Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare,
così solita e banale come tante,
che non merita nemmeno due colonne su un giornale,
o una musica, o parole un po' rimate,
che non merita nemmeno l'attenzione della gente:
quante cose più importanti hanno da fare.
Se tu te la sei voluta a loro non importa niente:
te l'avevan detto che finivi male.
Ma se tuo padre sapesse qual è stata la tua colpa
rimarrebbe sopraffatto dal dolore,
uno che poteva dire: "Guardo tutti a testa alta"
immaginasse appena il disonore!
Lui, che quando tu sei nata mise via quella bottiglia
per aprirla il giorno del tuo matrimonio;
ti sognava laureata, era fiero di sua figlia
se solo immaginasse la vergogna!
E pensare a quel che ha fatto per la tua educazione:
buone scuole, e poca e giusta compagnia,
allevata nei valori di famiglia e religione,
di ubbidienza, castità, e di cortesia.
Dimmi allora quel che hai fatto chi te l'ha mai messo in testa,
o dimmi dove e quando l'hai imparato.
Ché non hai mai visto in casa una cosa men che onesta
e di certe cose non s'è mai parlato.
E tua madre, che da madre qualche cosa l'ha intuita
e sa leggere da madre ogni tuo sguardo,
devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita,
che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio,
però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta,
o dirle che provavi anche piacere?
Questo non potrà capirlo, perché lei, da donna onesta,
l'ha fatto quasi sempre per dovere.
E di lui non dire male, sei anche stata fortunata:
in questi casi, sai, lo fanno in molti.
Sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa ti ha lasciata,
ma ti ha trovato l'indirizzo e i soldi.
Poi, ha ragione, non potevi dimostrare che era suo
e poi non sei neanche minorenne.
Ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo:
noi non siamo perseguibili per legge.
E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo,
desiderando quasi di morire,
presa come un animale macellato stavi urlando,
ma quasi l'urlo non sapeva uscire.
E così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi
davvero sola fra le mani altrui
e pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi
di tuo padre, di tua madre e anche di lui.
Ma che piccola storia ignobile sei venuta a raccontarmi,
non vedo proprio cosa posso fare.
Dirti qualche frase usata per provare a consolarti, o dirti:
"è fatta ormai, non ci pensare"
è una cosa che non serve a una canzone di successo,
non vale due colonne sul giornale.
Se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso,
e i politici han ben altro a cui pensare.
così solita e banale come tante,
che non merita nemmeno due colonne su un giornale,
o una musica, o parole un po' rimate,
che non merita nemmeno l'attenzione della gente:
quante cose più importanti hanno da fare.
Se tu te la sei voluta a loro non importa niente:
te l'avevan detto che finivi male.
Ma se tuo padre sapesse qual è stata la tua colpa
rimarrebbe sopraffatto dal dolore,
uno che poteva dire: "Guardo tutti a testa alta"
immaginasse appena il disonore!
Lui, che quando tu sei nata mise via quella bottiglia
per aprirla il giorno del tuo matrimonio;
ti sognava laureata, era fiero di sua figlia
se solo immaginasse la vergogna!
E pensare a quel che ha fatto per la tua educazione:
buone scuole, e poca e giusta compagnia,
allevata nei valori di famiglia e religione,
di ubbidienza, castità, e di cortesia.
Dimmi allora quel che hai fatto chi te l'ha mai messo in testa,
o dimmi dove e quando l'hai imparato.
Ché non hai mai visto in casa una cosa men che onesta
e di certe cose non s'è mai parlato.
E tua madre, che da madre qualche cosa l'ha intuita
e sa leggere da madre ogni tuo sguardo,
devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita,
che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio,
però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta,
o dirle che provavi anche piacere?
Questo non potrà capirlo, perché lei, da donna onesta,
l'ha fatto quasi sempre per dovere.
E di lui non dire male, sei anche stata fortunata:
in questi casi, sai, lo fanno in molti.
Sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa ti ha lasciata,
ma ti ha trovato l'indirizzo e i soldi.
Poi, ha ragione, non potevi dimostrare che era suo
e poi non sei neanche minorenne.
Ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo:
noi non siamo perseguibili per legge.
E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo,
desiderando quasi di morire,
presa come un animale macellato stavi urlando,
ma quasi l'urlo non sapeva uscire.
E così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi
davvero sola fra le mani altrui
e pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi
di tuo padre, di tua madre e anche di lui.
Ma che piccola storia ignobile sei venuta a raccontarmi,
non vedo proprio cosa posso fare.
Dirti qualche frase usata per provare a consolarti, o dirti:
"è fatta ormai, non ci pensare"
è una cosa che non serve a una canzone di successo,
non vale due colonne sul giornale.
Se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso,
e i politici han ben altro a cui pensare.
Piccola Storia Ignobile
note e significato
note e significato
Il tema dell'aborto in Italia si fece sempre più attuale sul finire degli Anni Settanta, anche grazie all'interessamento del Partito Radicale che propose di regolarizzare e depenalizzare l'aborto con la Legge 22 maggio 1978, n.194. Racconta Guccini.
Piccola storia ignobile è una canzone sull'aborto. Era tanto che ci pensavo, avevo timore di dire cose non giuste, e non ho inventato allora un tema ed una storia, ma ho messo assieme tante storie che mi hanno raccontato cercando di ricavarne una storia tipica, esemplare.