Ucraina, Україна

Il paese delle strade alternative

Ucraina, Україна

La complicata situazione politica, la mancanza di infrastrutture e la poca diffusione dell'inglese fanno dell'Ucraina una meta ancora poco conosciuta al turismo europeo (a parte la triste eccezione di quello sessuale). Cernobyl e la guerra di Crimea sone i primi, e forse i soli, eventi che il paese richiama alla nostra memoria. Ciononostante questa nazione, estesa dai Carpazi al Mar Nero, ha molto da offrire a livello storico, geografico e culturale.

Ucraina, Racconto di Viaggio, Carta Politica
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L'occasione di visitare l'Ucraina mi viene offerta da Katya e Chris, due amici, l'una ucraina e l'altro bavarese, conosciuti a Bonn nel 2010. L'invito al loro matrimonio è la scusa perfetta per cercare di organizzare un viaggio nel paese nonchè per avvicinarmi un poco alla lingua russa (seconda lingua ufficiale dell'Ucraina), senza la quale difficilmente posso sperare di muovermi in maniera autonoma. L'intervallo di tempo a mia disposizione è appena sufficiente ad imparare, grazie al software Rosetta Stone, qualche vocabolo di sopravvivenza e a leggere il cirillico. Nonostante questo, alcuni aspetti peculiari della lingua si fanno subito notare. Ad esempio, alcuni sostantivi si differenziano in singolare, plurale minore di cinque e plurale. один мальчик (odin malcik, un ragazzo), два мальчика (dva malcinka, due ragazzi) e пять мальчиков (piat malcikov, cinque ragazzi). Allo stesso modo l'innocente domanda 'Quanti anni hai?' può ricevere due risposte diverse: 'лет' nel caso l'ultima cifra del numero sia compresa tra 0 e 4 e 'год' negli altri casi. La pronuncia è poi un capitolo particolarmente ostico, visto che le vocali rappresentano suoni diversi in funzione della loro posizione all'interno della parola. Per gli italiani risulta difficile differenziare i suoni щ e ш. La grammatica e numerosi vocaboli sono abbastanza simili a quelli tedeschi, anche se il russo presenta più casi e declinazioni. Insomma, una lingua complicata che difficilmente si può sperare di imparare in breve tempo.

Il porto di Kiev sul DneprIl porto di Kiev sul Dnepr

Parallelamente all'apprendimento della lingua locale, cerco di informarmi sulle principali attrazioni del paese in modo da poter organizzare al meglio il mio itinerario. Il primo piano di viaggio è grandioso e prevede una visita a Kiev, Odessa, Yalta e Sevastopol. Purtroppo, vista la lentezza dei collegamenti tra Odessa e Simferopol (12 ore per percorrere 350 chilometri) e il poco tempo a disposizione (solo 7 notti più due dedicate alla festa di matrimonio) sarò obbligato a ridimensionare notevolmente i miei progetti. Nonostante questo, l'uso della piattaforma couchsurfing.org e le numerose conoscenze di Katya, mi consentiranno di entrare in contatto con molti abitanti del luogo, permettendomi di approfondire interessanti aspetti della cultura ucraina.

Una banconota da venti Hryven'(poco meno di 2€)Una banconota da venti Hryven'
(poco meno di 2€)

Così, dopo settimane di ricerche geografiche, messaggi ad amici di amici e ricerca di contatti, atterro finalmente a Kiev il pomeriggio del 12 Maggio 2012. L'imprevisto prende subito il sopravvento: sul piazzale dell'aeroporto, taxi, bus e altri veicoli non meglio identificati cercano di accaparrarsi con ogni mezzo i viaggiatori in arrivo. Un signore dall'aria simpatica mi indica un piccolo camioncino poco distante sul cui parabrezza è appeso un cartello 'Boryspil Airport-Train station Kiev'. Vista l'assenza di indicazioni per il bus extra-urbano che avevo in mente di prendere, domando in russo quanto costi il tragitto. Quaranta Hryven' (₴), quattro €, mi sembra un prezzo accettabile. Un uomo poco dietro di me pone lo stesso interrogativo in inglese e la risposta è 100₴. Contento di aver dedicato qualche mese allo studio del russo, mi incammino sospettoso verso il piccolo veicolo nel quale siedono già diversi passeggeri.

Domando a uno di loro in inglese se siano previste fermate intermedie (devo cercare di raggiungere una stazione della metro) e questo mi risponde dicendo che parla solo ucraino, russo e italiano. Piacevolmente sorpreso, ne approfitto per fare conversazione. L'uomo, originario di L'viv, Ucraina occidentale, vive e lavora ormai da cinque anni ad Arona, sul Lago Maggiore. Le numerose rughe che segnano la sua faccia e gli occhi vivi ma rassegnati sono segni inconfondibili delle molte disavventure passate nel nostro paese. 'Ma ora va meglio, anche se ho solo tempo di lavorare e dormire'. Il nostro 'taxi' (che si scopre essere semplicemente un furgoncino di un privato cittadino molto intraprendente) si è nel frattempo riempito e possiamo partire.

La Madre della Patria (Батьківщина-Мати)La Madre della Patria
(Батьківщина-Мати)

Durante i quaranta minutiche ci separano da Kiev continuiamo la nostra conversazione: l'uomo sarebbe dovuto atterrare direttamente a L'viv, ma l'aeroporto, costruito in tutta fretta in occasione dei Campionati Europei di Calcio, è stato chiuso a causa di problemi tecnici e così tutti i voli sono stati deviati a Kiev. L'unica soluzione rimastagli è quindi prendere un treno notturno e arrivare a destinazione verso le quattro di notte. Una signora ucraina si intromette nella nostra conversazione: 'Sei italiano? Cosa vieni a fare in questo paese? Non c'è niente di bello qui, è il terzo mondo. Il vino è sofisticato, la carne scadente, l'aria inquinata. L'unica cosa bella sono le donne ma anche loro vogliono qualcosa in cambio. L'Italia è un bel paese, qui è tutto uno schifo'. Quasi a voler contraddire le sue parole, attraversiamo un punto sul fiume Dnepr dal quale si intravedono in lontananza le scintillanti cupole dorate di una chiesa ortodossa e l'enorme statua di una donna armata di scudo e spada. 'Non può essere un paese davvero così brutto', rispondo con un sorriso.

Giunti alla Stazione Centrale, dopo una divertente contrattazione e grazie all'intermediazione del mio nuovo compagno di viaggio, riesco a convincere il tassista a portarmi direttamente in via Nagirna, sotto casa della mia prima ospite, per un sovrapprezzo di sole 40₴ (contro le 130 proposte inizialmente). Julia, amica di un'amica di Katya, ha acconsentito di ospitarmi per due notti e di portarmi un po' in giro per la città. La ragazza è davvero simpatica e facciamo in fretta amicizia. L'ora di cena si avvicina e ci rechiamo al Promenada, un centro commerciale poco lontano da casa dove Julia approfitta per fare la spesa. Come noterò anche in seguito, la gente è solita intrattenersi in lunghe conversazioni con i commessi dei negozi, nella speranza di ricevere qualche indicazione su quale cibo sia di migliore qualità.

Il Monastero di San Michele (Михайлівський золотоверхий монастир)Il Monastero di San Michele
(Михайлівський золотоверхий монастир)

Il menu prevede una frittata con carne accompagnata da un ottimo vino georgiano. Anche Julia sottolinea la scadente qualità dei vini ucraini, eccezion fatta per quelli provenienti dalla Crimea, l'unica zona del paese ad avere un clima di tipo mediterraneo. Non posso fare a meno di notare una chitarra appoggiata in un angolo e nel dopocena comincio a suonarla accompagnato dal melodico canto della mia ospite. Trascorriamo così una divertente serata musicale e riesco a farmi suggerire un po' di gruppi ucraini da ascoltare. Per la prima volta sento nominare la bandura, uno strumento a corde tipico del paese che avrò la fortuna di ascoltare dal vivo nei giorni seguenti.

L'indomani le temperature estive del giorno precedente sono solo un ricordo. Delle nuvole minacciose non sembrano voler lasciare spazio all'azzurro del cielo e un vento gelido soffia incessante da Nord. Nonostante questo, cominciamo l'esplorazione della città e Julia dà fondo al suo repertorio di storie e leggende relative a Kiev. La capitale ucraina sorge su sette colli e nel sottosuolo è tutto un susseguirsi di tunnel, grotte e gallerie. La leggenda vuole che un pericoloso drago sia stato imprigionato in questi cunicoli grazie alla costruzione di una chiesa all'uscita di ogni tunnel. E in effetti il numero di edifici religiosi è davvero elevato (soprattutto se si considera la passata dominazione sovietica sotto la cui amministrazione vennero abbattute diverse chiese). Ci rechiamo alla chiesa di Kirilovskaya (Кирилловская церковь) poco distante dalla casa di Julia. Prima di accedere al tempio, le donne devono coprirsi il capo con un velo e il segno della croce viene fatto davanti alla porta e non dentro l'edificio; alcuni credenti si fermano a baciare la Bibbia esposta davanti a quello che si potrebbe definire l'altare. Gli interni sono tutti dorati e abbelliti da mosaici e colonne decorate in uno stile molto pesante e barocco, perfettamente adatto a comunicare la forza e la ricchezza della religione ortodossa.

Un Marshrutka (маршру́тка), il trasporto pubblico più comuneUn Marshrutka (маршру́тка),
il trasporto pubblico più comune

Decidiamo quindi di spostarci verso il centro della città e così posso finalmente provare l'ebbrezza di un viaggio in mashrutka, un mezzo di trasporto di cui spesso avevo sentito parlare dai miei amici russi. A metà strada tra un taxi e un mini-bus il mashrutka è il trasporto più comune nei paesi ex-sovietici. L'itinerario di ogni linea è grosso modo standard anche se non sempre esistono le fermate e molti passeggeri allungano semplicemente la mano per indicare che vogliono salire a bordo. A discrezione dell'autista è anche possibile scendere un po' dove si vuole, a patto di dirlo, o urlarlo nel caso ci sia troppa gente, prima (i pulsanti esistono solo nei modelli più recenti). Non esistono biglietti ma si paga a bordo in contanti, 2,50₴ ogni volta che si sale. In alcuni mashrutka c'è solo il conducente e ogni passeggero deve lasciare i soldi sul sedile a lato. Vedere l'autista sfrecciare tra il traffico di Kiev mentre con una mano dà il resto ai passeggeri è uno spettacolo incredibile. In altri mashrutka c'è anche un controllore che scruta con sguardo torvo tutti i passaggeri finché non hanno pagato. Ma la cosa più interessante è la particolare convenzione sociale per la quale se si è sul fondo del bus e si deve ancora pagare si può dare l'importo ai vicini che lo passeranno ai vicini fino ad arrivare al conducente. E il resto, farà la stessa strada al contrario e in genere senza problemi.

La Chiesa di Sant'Andrea (Андрiївська церква)La Chiesa di Sant'Andrea
(Андрiївська церква)

Raggiungiamo la Piazza del Mercato dove si vende e compra ogni tipo di merce: spezie turche, tessuti uzbeki, carne ungherese. In passato anche il quartiere a luci rosse era situato poco distante dalla piazza e Julia mi racconta un aneddoto sul tema:un turista francese si reca da un sua amico a Kiev e questo gli indica la strada delle prostitute: 'Quella costa 20₴, quell'altra 50, quella 35. Al che il turista domanda stupito 'Ma donne oneste non ce ne sono qui?' 'Sì, ma costato troppo'. A giudicare da come Julia ne parla, la prostituzione sembra essere una professione certamente non rispettata ma comunque socialmente accettata.

La meta successiva è la bellissima chiesa di Sant'Andrea (Андрiївська церква) situata nella parte alta della città, un tempo accessibile solo ai ricchi e alla corte del re. La strada per arrivarci non è indicata e Julia improvvisa con destrezza un sentiero tra macerie, radici e scalini sperduti. Dobbiamo addirittura attraversare una strada nella quale degli operai stanno scavando una profonda buca. Non c'è alcuna segnaletica a indicare il pericolo e la gente si arrampica sui muretti vicini per aggirare l'ostacolo. 'Devi saper trovare la tua strada da solo in Ucraina' esclama Julia con un sorriso per rispondere alla mia faccia sorpresa e al tempo stesso divertita.Arrivati nei pressi della chiesa notiamo che si sta svolgendo un rito pagano nel parco di fronte. Poco distante, l'albero più antico della città svetta altezzoso tra le transenne di protezione.

Piazza dell'IndipendenzaPiazza dell'Indipendenza
(Майдан Незалежності)

Verso le undici ci incontriamo alla cattedrale di Santa Sofia con Marina, un'amica di Julia appena ritornata da un viaggio in Olanda. Il suo inglese è molto semplice ma riusciamo ugualmente a capirci. Inizia a piovere e ne approfittiamo per salire le scale della torre principale della cattedrale dalla quale, nonostante i nuvoloni carichi di pioggia, si ha una bella vista dei monumenti circostanti. Intravedo una scintillante chiesa poco distante ma Julia non sembra essere felice di andarci essendo, secondo lei, poco autentica in quanto recentemente ricostruita. Ciononostante riesco a convincerla a fare una breve visita e resto soddisfatto dalla mia scelta: il complesso religioso, insolitamente dipinto di azzurro, è molto ampio e ben curato. Un bellissimo affresco raffigurante la Sacra Famiglia e i santi dà il benvenuto ai visitatori. Nel giardino poco fuori degli stand vendono gadget di Euro2012. I 'Mercanti nel Tempio' sono proprio ovunque, osservo divertito.

Per pranzo le mie amiche mi portano al Puzata Hata (Пузата Хата, letteralmente 'Casa Paffuta'), una catena di ristoranti ucraini dove posso provare diversi piatti tipici. La pietanza più interessante sono dei pelmini (пельмень), simili a ravioli, conditi con la tipica panna acida russa.

Il logo del Пузата ХатаIl logo del
Пузата Хата

Il giro continua lungo le vie centrali: la colonna di Piazza Maidan, che celebra l'indipendenza dell'Ucraina dall'Unione Sovietica, il Municipio e il parco di Khreshatyk. Marina è un po' stanca e, schioccando il dito indice contro il lato destro del collo, propone una pausa in un bar. Domando cosa significhi quel gesto e le due ragazze rimangono sorprese dal fatto che un italiano, abituato a gesticolare in ogni frase, non conosca quel segno così diffuso in tutti i paese ex-sovietici. Julia è quindi obbligata a raccontarmi con i dovuti particolari un'altra leggenda originaria di San Pietroburgo: protagonista della storia è un bravissimo architetto al quale lo zar Pietro Il Grande aveva promesso qualunque ricompensa per ringraziarlo di unedificio da lui costruito. L'uomo, la cui unica passione erano gli alcolici, chiese e ottenne un tatuaggio sul collo che gli permettesse, una volta mostratolo al barista di turno, di bere gratis tutto quello che voleva. Da qui l'origine del gesto. Seduti al bar, per emulare le gesta del nostro architetto preferito, ordiniamo del Whiskey dei Carpazi, la regione montagnosa situata a Nord del paese.

Il Monastero di San MicheleIl Monastero di San Michele

Il pomeriggio continua con una camminata fino a Pechersk Lavra, uno dei luoghi di culto più famosi del paese, la cui costruzione fu iniziata già nell'Undicesimo Secolo. Il nucleo iniziale del monastero era principalmente sotterraneo (Pechersk significa infatti 'Grotta') e venne poi ingrandito fino a comprendere diversi edifici e numerose torri. Continuando verso Sud raggiungiamo la Madre della Patria (rodina mat), la gigantesca scultura di una donna armata di spada e scudo che avevo visto il giorno del mio arrivo. Noto che la spada sembra essere tagliata sulla parte superiore. Mi viene spiegato che è stata accorciata perché nessun edificio può essere più alto della croce di Lavra. L'area su cui sorge l'immensa statua è interamente destinata a commemorare la vittoria della Seconda Guerra Mondiale e tutti i caduti dell'Armata Rossa. Numerosi carro armati sono disposti lungo il percorso che porta alla statua e poco lontano si intravedono aerei da guerra e cannoni. In Europa tendiamo a nascondere nei musei queste orribili macchine di morte, ricordando con tristezza che esisteva un tempo in cui venivano utilizzate; qui, invece, sono esposte con orgoglio come a celebrare una vittoria recente. Faccio notare la differenza alle mie accompagnatrici e scopro che appena quattro giorni prima, il nove maggio, era stata celebrata la vittoria della Guerra Mondiale, una ricorrenza fortemente sentita in tutto il paese. Continuiamo il giro fino a raggiungere un vero e proprio scempio architettonico voluto dal presidente ucraino Yanukovych: una pista di atterraggio per elicotteri costruita praticamente di fronte al Parlamento. Julia mi spiega sorridendo che il concetto di piano regolatore può essere interpretato in base ai soldi a disposizione del privato cittadino.

Kiev Pechersk Lavra (Києво-Печерська лавра)Kiev Pechersk Lavra (Києво-Печерська лавра)

Concludiamo la giornata incontrando Roberto, un simpatico ragazzo italiano che ho contattato su Internations, una piattaforma online per espatriati. Vive in ucraina da ormai due anni e mi racconta la sua esperienza nel paese. La cosa che sembra affascinarlo di più sono i musei: molti sono aperti solo su richiesta e quindi capita spesso di poter visitare le sale in perfetta solitudine senza la presenza di altri turisti. Mi dà un paio di suggerimenti interessanti su cosa visitare durante la mia permanenza nel paese e ci salutiamo con la promessa di rivederci nel finesettimana.

Il ritorno a casa di Julia avviene via metro e non posso fare a meno di restare affascinato dalla grandezza, dalla complessità e dalla profondità della struttura sotterranea. Partiamo da Arsenlna, una delle stazioni metro più pronfonde del mondo (106 Metri) e i cui corridoi sono illuminati da candelabri elettrici. La scala mobile sembra non finire mai e noto che ci vogliono circa sette minuti dall'ingresso fino ai binari. La mappa della metro è particolare in quanto le fermate condivise da più linee hanno ugualmente due nomi diversi e questo può inizialmente creare un po' di confusione.

La bellissima fermata metro di Zoloti Vorota (Золотi Ворота)La bellissima fermata metro
di Zoloti Vorota (Золотi Ворота)

La serata trascorre tranquilla e tutto sembra pronto per il mio viaggio in bus da Kiev ad Odessa quando mi accorgo di non aver portato con me la stampa del biglietto del bus. Julia non possiede una stampante e ormai è troppo tardi per trovare una copisteria. Le chiedo allora di scrivere in russo un breve messaggio per spiegare che il biglietto si trova sulla mia chiavetta USB e che possono stamparlo in biglietteria. Sicuro che non sarà facile spiegare la cosa, punto la sveglia alle sei di mattina. Raggiungo la stazione metro di Lybids'ka con un cambio a Ploscha L'va Tolstoho/Palats Sportu. Seguendo la folla raggiungo la banchina da cui partono i pullman Autolux e mi dirigo verso gli uffici. Porgo il messaggio a una cassiera svogliata che mi fa un cenno di diniego con la testa e insiste nel dire che non possiedono un lettore USB. Non mi dò per vinto e mi allontano lentamente, scrutando con attenzione la struttura dell'ufficio. Noto una porticina aperta dove un uomo in giacca e cravatta è seduto davanti a un vecchio terminale. Mi avvicino e spiego la faccenda in inglese. L'uomo, pur rispondendo in russo, sembra capire quale sia il problema, infatti stampa la lista dei passeggeri dove il mio nome compare al posto numero 16. Dopo qualche contrattazione, scambia due parole con la cassiera che mi stampa quasi risentita un biglietto nuovo di zecca. Ringrazio e mi dirigo verso l'imbarco numero 4.

In Odessa bellissimi edificisi alternano a zone di degradoIn Odessa bellissimi edifici
si alternano a zone di degrado

Durante il viaggio capisco finalmente perché in Ucraina ci voglia così tanto tempo per fare qualche centinaio di chilometri: l'autostrada da Kiev a Uman è una due corsie male asfaltata e piena di enormi buche che mettono alla prova le sospensioni di qualunque veicolo (ammesso che ne possiedano). E qui si fa notare l'importanza del concetto di Cosa Pubblica per lo sviluppo di un paese: in Ucraina esistono persone così facoltose da poter comprarsi una Ferrari, ma non hanno nessuna strada sulla quale usarla.

Fortunatamente, nonostante gli scossoni, il bus è comodo anche se non è possibile dormire dato che vengono trasmessi film in russo ad alto volume. Accetto volentieri il the caldo offertomi dalla hostess anche se la bevanda rimane per poco tempo nel bicchierino, visto che al primo sobbalzo una buona parte di essa si rovescia addosso alla mia vicina. La hostess sembra non essere affatto sorpresa dalla cosa e corre a prendere uno straccio. La campagna ucraina scorre lenta dal finestrino, inframmezzata ogni tanto da qualche paesino affollato di bancarelle e venditori. Solo verso la fine del viaggio attraversiamo un grande bacino e un ponte sull'Estuario di Khadzhibey. Copriamo i quattrocentocinquanta chilometri che separano Kiev da Odessa in meno di sette ore.

Monumento al Milite IgnotoMonumento al Milite Ignoto

Alla stazione di Odessa trovo Liubov e Misha, una coppia di couchsurfers che hanno accettato di farmi da guida. La conversazione prende subito una piega vivace e scopro presto molte cose interessanti sulla città, nota per ospitare una numerosa comunità ebraica e diverse etnie di zingari. Come spesso capita alle città portuali, abitanti di ogni paese hanno lasciato un segno del loro passaggio, integrandosi con la popolazione locale. Anche per questo motivo, gli abitanti di Odessa sono considerati in Ucraina come una razza a parte, caratterizzata da un forte senso dello humour. Questa multiculturalità è testimoniata anche dal nome delle strade di diversi quartieri che fanno riferimento alla popolazione dominante nella zona (Boulevard dei Francesi, Via degli Italiani, Piazza dei Turchi e così via).

L'Opera di Odessa, ispirata al Teatro di ViennaL'Opera di Odessa, ispirata al Teatro di Vienna

Consumiamo un rapido pranzo nella stanza dei due che è situata in uno degli edifici più antichi della città. La struttura barocca, l'arredamento ottocentesco e gli utensili moderni non possono fare a meno di ricordarmi il palazzo devo abita J. F. Sebastian del film Blade Runner: la stanza nella quale i miei amici abitano fa parte di una kommunalka (коммуналка), un appartamento condiviso tra famiglie e studenti. Reputandola una cosa poco elegante, riesco a resistere all'impulso di fare foto di ogni angolo e mi limito a immaginare le azioni e i gesti di chi un tempo abitava quelle stanze.

Una bandura (e un'affascinante fanciulla)Una bandura (e un'affascinante fanciulla)

Nel pomeriggio Liubov deve lavorare e quindi tocca a Misha accompagnarmi in giro. Prendiamo un mashrutka diretto verso il centro città (ma su questi, a differenza di Kiev, si paga quando si scende) e seguiamo un itinerario classico: le vie dello shopping, la Galleria (che ricorda fortemente quella di Milano) , il municipio e l'Opera, costruita sul modello di quella viennese. In un giardino poco lontano un suono melodioso giunge al mio orecchio: una ragazza è impegnata a suonare uno strumento a pizzicoche sembra produrre note di ogni possibile altezza. Mi avvicino affascinato e, concluso il pezzo, domando qualche informazione sullo strumento: si tratta di una bandura,una specie di chitarra-arpa con un numero variabile di corde (nel caso specifico sessantaquattro) in grado di produrre un'estensione sonora pari a quella del pianoforte. Lo strumento è fortemente legato alla cultura ucraina e il suo uso è stato fortemente osteggiato sotto il regime sovietico, portando addirittura alla fucilazione di diversi banduristi.

Il Mar Nero da OdessaIl Mar Nero da Odessa

Ci spostiamo verso il mare, passando davanti allo Stadio della Dinamo Odessa e alla tomba del Milite Ignoto. Misha mi racconta un po' della sua vita e dei suoi progetti: proviene da una famiglia legata all'agricoltura (suo nonno, famoso agronomo, ricevette un giorno, in una cerimonia ufficiale, la stretta di mano di Kruschov come ringraziamento per il lavoro svolto). Nonostante questo, ha deciso di studiare informatica e ha lavorato per qualche mese in un'agenzia di matrimoni a distanza (rispondendo alle mail dei possibili clienti, un lavoro apparente molto diffuso tra gli studenti ucraini). Successivamente è riuscito a trovare un impiego più gratificante e spera di poter iniziare presto a viaggiare. Sono un po' imbarazzato dal modo sottomesso con cui parla del livello di vita dei paesi europei, 'più ricchi, più colorati, più belli' ma poi conclude con un sorriso ammettendo di non avere molto di cui lamentarsi.

Il Porto di OdessaIl Porto di Odessa

Nel frattempo abbiamo raggiunto una piccola spiaggia sul mare dove diverse persone stanno facendo il bagno, approfittando della bella giornata. In lontananza si intravedono bastimenti e navi da crociera, promontori e città e la mente si perde pensando alle lingue, alle culture e alle tradizioni che si sono combattute e amalgamate in quell'enorme mare chiuso che è il Mar Nero.

Nel tardo pomeriggio ci incontriamo con Maria, un'altra couchsurfer che è stata così gentile da offrirmi ospitalità per due notti. La prima notte la passerò nell'Ostello Flagman, che lei e suo marito Volodymir (detto Vova) apriranno presto al pubblico, e del quale avrò quindi l'onore di essere il primo ospite. La coppia è simpaticissima: lei, allegra e chiacchierona, lui più riservato e silenzioso. Nonostante la stanchezza, il mio interesse si ridesta quando scopro che Vova è un marinaio e inizio subito a tartassarlo di domande sui suoi viaggi e le sue esperienze.

A volte è difficile avere idee originaliA volte è difficile avere idee originali

Aveva cominciato da giovane al porto di Odessa, guidando un piccolo rimorchiatore di navi e ora era terzo comandante sui grandi bastimenti e sulle navi da crociera. Sentirlo parlare del mare è come leggere un libro di poesie e, nonostante i numerosi viaggi e le esperienze di navigazione non sempre facili, Vova ha mantenuto una purezza di spirito notevole che a volte sfiora l'ingenuità. Ci troviamo a conversare dei temi più disparati e per la prima volta sento un giovane rimpiangere i giorni del Comunismo: 'Non avevamo niente ma nessuno invidiava i vicini perché tutti avevano le stesse poche cose. Non lavoravi per soldi, ma per aiutare il tuo prossimo. I bambini potevano giocare per strada senza problemi perché c'era sempre qualcuno a tenerli d'occhio. Non era certo un sistema perfetto ma si poteva migliorare. E almeno i soldi non avevano la folle importanza che hanno oggi'.

Il giorno successivo trascorre tranquillo con una bel giro in bici lungo la costa, durante il quale provo il Kvas, una bevanda a base di uvette e pane, molto simile alla Gira lituana. Verso sera rientriamo a Odessa per incontrarci con Liubov e Misha. Insieme concludiamo il giro turistico della città raggiungendo la famosa Scalinata Potëmkin, costruita nel 1815 sotto la guida degli architetti Francesco Boffo e Avraam Melnikov e resa celebre dal famoso film muto 'La corazzata Potëmkin' (e in Italia anche dalla parodia de 'Il Secondo Tragico Fantozzi').

Una venditrice ambulante di KvasUna venditrice ambulante di Kvas

La costruzione conduce direttamente dal porto alla città vecchia ed era stata pensata proprio per dare il benvenuto ai passeggeri e ai marinai in arrivo nella città. Grazie a un'interessante illusione ottica (gli scalini sono di larghezza sempre crescente), la scalinata appare molto più lunga dei suoi 142 metri. Alla fine di essa è stata eretta una statua del Duca di Richelieu, governatore di Odessa nel 1803, per ricordare uno dei periodi di massimo splendore della città, all'epoca terza città più grande delle Impero Russo e primo porto sul Mar Nero. Alla base della statua è conficcata una palla di cannone che commemora il bombardamento della città da parte delle navi inglesi e francesi durante la Guerra di Crimea.

La Casa del DiavoloLa Casa del Diavolo

Continuiamo il giro raggiungendo il 'Ponte della Suocera' costruito negli anni cinquanta per volere del Segretario del Partito Comunista di Odessa. Secondo la tradizione, questo ponte, che unisce Primorsky Boulevard con Zhvanetsky Boulevard, fu realizzato con il solo intento di rendere più breve il tragitto dal municipio alla casa della suocera del segretario, cuoca provetta nota per le sue buonissime crepe. Un altra particolarità del ponte è un effetto di risonanza molto accentuato: basta saltare per sentire il ponte traballare.

La Scalinata PotëmkinLa Scalinata Potëmkin

Attraversiamo quindi gli stretti vicoli della città: bellissimi edifici si alternano a case fatiscenti. La più notevole di queste è la Casa del Diavolo, che dà l'illusione di essere costruita con un solo muro. Poco distante, Liubov mi mostra quasi con vergogna il palazzo ormai in rovina in cui Gogol, famoso poeta russo nato in Ucraina, aveva abitato. La serata si conclude in una buona gelateria del centro. Rientrati in ostello noto una coccarda arancione esposta fuori dall'appartamento di fronte, dove abita, mi racconta Maria, un veterano della Battaglia di Stalingrado e della presa di Berlino. Solo l'ora tarda e le ovvie difficoltà linguistiche mi fanno desistere dal suonare il campanello per ascoltare il racconto in prima persona. Maria domanda ingenuamente perché un reduce dell'esercito vincitore debba vivere in una casa povera, mentre i soldati degli eserciti sconfitti abitano di sicuro in appartamenti migliori. Menziono il fatto che i Paesi Sovietici, pur avendo vinto la seconda Guerra Mondiale, hanno di fatto perso la Guerra Fredda, più recente e importante scontro tra due modi diversi di concepire la società. Lei si dimostra quasi sorpresa da questa considerazione e con aria impensierita mi augura buona notte.

La statua del Porto di OdessaLa statua del Porto di Odessa

L'indomani facciamo un giro nel porto di Odessa, il cui simbolo più caratteristico è una commuovente statua di una madre con bambino che salutano le navi in arrivo o in partenza. L'opera è dedicata a tutti i marinai salpati da Odessa e alle loro famiglie. Il tempo trascorre veloce e rischio di perdere il mio bus per Kiev. Dobbiamo quindi ricorrere al 'taxi': Maria fa un cenno con la mano e in meno di mezzo minuto un vecchia Jiguli, l'utilitaria per eccellenza nell'Unione Sovietica, si ferma. Segue una breve contrattazione e per 30₴ arriviamo senza stress all'Avtovoksal, la stazione dei bus. Il viaggio di ritorno trascorre senza particolari eventi e verso sera sono di nuovo a Kiev dove mi incontro con Katya, il suo futuro sposo e il loro seguito di amici. Passerò la notte da Roxana, un'altra amica di Katya, grande viaggiatrice e amante dell'Italia.

Una Jiguli, l'utilitaria dei paesi ex-sovieticiUna Jiguli, l'utilitaria dei paesi ex-sovietici

Il matrimonio è celebrato senza troppo sfarzo in una chiesa del centro città ma la cerimonia è molto internazionale: il prete parla in inglese, le intenzioni sono lette metà in russo e metà in tedesco e il fatidico 'sì' è pronunciato in inglese. Non si usa lanciare riso agli sposi e i festeggiamenti sono molto contenuti, almeno per gli standard italiani. Dopo la funzione facciamo una breve passeggiata per la città, in attesa del bus che ci porterà al porto dal quale ci imbarcheremo per una bella crociera lungo il Dnepr.

La cena di matrimonio ha luogo in un bellissimo ristorante vicino a Hydropark, un quartiere noto per i suoi molti locali e le sue spiagge. Il cibo è squisito e si susseguono pietanze di ogni tipo. La serata è animata dal gestore del ristorante, un simpatico signore che ha il difficile compito di spiegare le tradizioni ucraine agli ospiti stranieri. Tra queste sono sicuramente da menzionare la Divisione del Pane, nella quale i nuovi sposi si dividono una pagnotta per decidere chi avrà il ruolo dominante nella famiglia; la Luce della Famiglia, in cui le madri degli sposi accendono una candela tenuta dalla nuova coppia e la Scelta del Bambino, nella quale gli ospiti possono esprimere il loro desiderio sul sesso del primo nascituro mettendo un'offerta in un vestitino rosa o in uno blu. Anche i brindisi a base di vodka hanno un'importanza particolare: gli ospiti a turno devo fare gli auguri alla nuova coppia e alla fine del breve discorso pronunciare la parola 'Горько' (goriza, letteralmente amaro) per invitare gli sposi a baciarsi. Ancora intontiti dall'ottima cena, ci incamminiamo lentamente verso il nostro alloggio nell'hotel Fregat, situato poco distante.

Una spiaggia sul DneprUna spiaggia sul Dnepr

La giornata seguente compio un ultimo giro in città accompagnato da Roberto, Roxana e Natali, un'altra ragazza conosciuta su internations. Il tempo sembra essersi rasserenato e ci concediamo un 'gelato ucraino' (un piccolo cono al gusto di fior di panna) nel quartiere di Lavra. É ormai giunta l'ora dei saluti e del ritorno alla vita di tutti i giorni. Mi imbarco a malincuore sul volo Lufthansa diretto a Monaco, ripensando agli amici incontrati, al fascino e alle contraddizioni dell'Ucraina.