L'Austria è un paese dal fascino tutto particolare per me: qui ho imparato a viaggiare, ho conosciuto culture diverse, ho scoperto il fascino delle altre lingue. É difficile fissare tutte queste esperienze in un singolo racconto, soprattutto visto il molto tempo trascorso in questa Nazione. Quindi, per non perdere il filo del discorso, procedelrò in ordine cronologico.
Austria, Racconto di Viaggio, Carta PoliticaGuarda gli itinerari nei paesi che ho visitato
Tutto comincia con una vacanza/studio di due settimane a Malta. Durante una partita di Beach Volley faccio amicizia con Christina, una simpatica ragazza austriaca originaria del piccolo paesino di Sooss (Bassa Austria). Parlando in inglese, molto buono il suo e maccheronico il mio, e con quel poco di tedesco rimastomi dopo tre anni di scuola media, facciamo amicizia e riusciamo a rimanere in contatto (miracolo di internet, tecnologia ai tempi ancora in piena espansione) anche dopo il ritorno in patria.
Così, tra i numerosi carteggi telematici, salta fuori l'idea che avrebbe creato non poco scompiglio al mio desco famigliare: Perchè non ci incontriamo durante le vacanze di Natale?. Entrambi diciassetteni, tocca fortunatamente al maschietto la parte più avventurosa: così tra discussioni, mail diplomatiche tra genitori e materni consigli, si riesce a organizzare la cosa: la partenza da Milano Centrale per Wiener Neustadt (con cambio a Venezia Mestre) è fissata per il 27 Dicembre 2004.Dieci ore di treno: la Lombardia, grigia e fumosa, il Veneto, dove già si intravedono le prime nevi, e il breve tratto di Friuli scorrono senza fretta dal finestrino. Più ci si avvicina alla ex-frontiera, più noto che la lingua parlata dai passeggeri cambia: i controllori italiani hanno difficoltà a farsi capire da alcuni anziani che sembrano parlare un tedesco molto stretto. Fortunatamente, un giovane salito a Udine si offre di fare da interprete. Il cambio motrice al Tarvisio, necessario ai tempi a causa della differenza di alimentazione dei locomotori italiani e austriaci, ritarda di poco il mio ingresso in Carinzia. Anche il personale di bordo di Trenitalia viene sostituito da quello delle ÖBB. Il panorama muta completamente: montagne innevate e laghi ghiacciati si susseguono senza sosta mentre il treno entra lentamente in Stiria sostando nella stazione di Leoben.
A Wiener Neustadt trovo Christina e suo padre ad attendermi. Ancora frastornato dal lungo viaggio, mi accorgo solo in quel momento di essere in un posto dove nessuno mi capisce e dove io non riesco a capire gli altri, con il mio povero inglese come unico strumento di comunicazione. Nonostante avessi cercato di prepararmi mentalmente è una sensazione che attanaglia lo stomaco e sono come impietrito mentre balbetto qualche frase di circostanza. Raggiungiamo la casa dopo una ventina di minuti di macchina e conosco così anche il resto della famiglia: la mamma, che fa la fisioterapista, e le due sorelle più piccole, rispettivamente di otto e quindici anni. L'atmosfera è molto rilassata e la curiosità nei miei confronti palpabile.Il modo in cui l'abitazione è strutturata cattura subito il mio interesse: dal giardino si accede a una specie di anticamera dove si possono riporre giacconi e scarponi. Si entre quindi nel salotto; Una larga scala conduce al primo piano dove ci sono le stanze da letto. Tutto è in legno e, rispetto ai funzionali palazzoni milanesi ai quali sono abituato, sembra quasi esserci uno spreco di spazio. Mi viene mostrata la mia stanza al piano terra, che è una piccola palestra, attrezzata con spalliere e lettino, dove la madre riceve di solito i pazienti.
Andiamo a mangiare al ristorante e sperimetno per la prima volta la cucina austriaca: le Wiener Schnitzel (simili alla cotoletta alla milanese, ma impanate in maniera diversa) mi conquistano subito. Sebbene tutto venga servito nello stesso piatto io mangio prima il riso, poi la carne e infine le patate. Questo sembra molto divertire il padre che dice di aver notato un simile comportamento anche in molti altri italiani. Mi accorgo allora di aver meccanicamente diviso il piatto in primo e secondo mentre gli altri mangiano tutto insieme. Il cibo è davvero un aspetto fondamentale della cultura di un paese! Al momento del conto scopro che non si deve pagare alcun coperto ma è invece consuetudine lasciare una mancia, circa il 10% del prezzo della consumazione, al cameriere.Per il giorno seguente è prevista una gita in montagna e quindi si va a letto presto. Il mio sonno è un po' disturbato dalla completa assenza di tapparelle, invenzione sconosciuta in Europa Centrale. La luce del Sole e della Luna, timidamente filtrata da sottili tendine, mi sveglierà non poche volte. La mattinata comincia con una suntuosa colazione a base di burro, marmellata, salame, uova e formaggio. La meta dell'escursione è un piccolo rifugio sulle Alpi di Türnitz. Lì provo finalmente la prima birra austriaca (una Gösser), dei fantastici Würstel bianchi e anche un grappino a base di ciliege (Kirschwasser). Dopo pranzo segue un'agguerrita battaglia a palle di neve e la discesa con lo slittino.
I giorni successivi trascorrono piacevoli tra brevi escursioni, suntuose cenette e accese competizioni con diversi giochi di logica dei quali il padre di Christina è un esperto. Nonostante il mio ritorno a casa fosse previsto per il trenta Dicembre, accetto l'invito a Rinn, paesino situato nelle vicinanze di Innsbruck, dove la famiglia avrebbe festeggiato il Capodanno in compagnia dei nonni e di numerosi altri zii. Il Tirolo è davvero splendido e la gente molto accogliente e rumorosa (Sarà per via della vicinanza con l'Italia, penso sorridendo tra me).L'ora del ritorno in Patria è ormai giunta, ma meno di sei mesi dopo sono di nuovo in Austria per un giro di otto giorni organizzato dalla sempre instancabile Christina. Il punto di partenza è Innsbruck, perla del Tirolo austriaco, completamente circondata dalle Alpi, dove visitiamo il centro storico, il Tetto d'Oro e un curioso "Museo dei sensi", il cui obiettivo è quello di far capire come un non vedente percepisce la realtà (in tutte le sale vige l'oscurità più completa). Viaggiare con delle ragazze esige il suo pedaggio e quindi non si può non visitare il Museo Swarovski, che tutto sommato è interessante e artisticamente ben pensato, anche se non viene spiegato nulla del processo di lavorazione dei cristalli.
Passare troppo tempo al chiuso fa male alla salute e quindi ci spostiamo in un parco "divertimenti" che difficilmente potrà ricevere il favore del pubblico italiano, fatta eccezione per qualche gruppo di scout molto agguerriti: l'obiettivo consiste nel compiere un determinato percorso attraversando una serie di pedane situate tra i rami di querce giganti, collegate tra loro mediante funi, passerelle di legno o gradini sospesi. L'atto conclusivo di questa gimkana nel vuoto è un salto dall'altezza di ventisette metri. Forse a causa del forte vento, della pioggerella fitta e incessante o dei tutor che gridavano incessantemente indicazioni in tedesco, mi sembrava proprio di essere nel bel mezzo di una esercitazione militare. Ma, come spesso ci si trova a dire rimettendo i piedi a terra dopo un'avventura pericolosa alla quale si è fortunamente sopravvissuti, É stato divertente.Il nostro giro prosegue e, spostandoci in Voralberg, dove saremo ospiti di una cugina di Christina, tocchiamo Feldkirch, Rankweil e Dornbirn. Il paesaggio è un po' più collinare rispetto a quello tirolese, ma le maggiori attrazioni sono comunque naturali. Preso da una irrazionale follia adolescenziale, e dopo i ripetuti inviti da parte di Christina, mi convinco a provare l'ebbrezza di un bagno nel fiume. Desisto appena l'acqua mi arriva alle ginocchia a causa della temperatura eccessivamente bassa (stimata intorno ai 14°C). A vedere le due cugine nuotare felicemente non posso fare a meno di domandarmi se non siano davvero di un razza, almeno fisicamente, superiore.
Il dialetto parlato qui non sembra avere niente in comune con il tedesco e anche Christina ammette di avere seri problemi a comprenderlo. Il Vorarlberg è infatti considerato uno stato troppo svizzero dagli austriaci e troppo austriaco dagli svizzeri. I primi fanno notare che il nome della regione significa letteralmente "davanti all'Arlberg", una impervia montagna che divide il Vorarlberg dal Tirolo, e che questo è vero solo se visto dalla Svizzera (da una prospettiva austriaca, il nome dovrebbe essere "dietro all'Arlberg"). Dal canto loro gli Svizzeri chiamano scherzosamente il Vorarlberg Kanton Übrig, il Cantone del quale si può fare a meno. Il piccolo stato austriaco aveva infatti avanzato, alla fine della Prima Guerra Mondiale, una formale richiesta di adesione alla Confederazione Elvetica, rifiutata a causa dell'opposizione dei cantoni italo-francesi e dei rimanenti stati austriaci.
La nostra prossima meta è Bregenz, città di notevole importanza storica e strategica in quanto affacciata sul bellissimo Lago di Costanza (Bodensee, in tedesco) al confine tra Austria, Germania e Svizzera. Da sempre luogo di scambi commerciali, passaggio obbligato per rifugiati in fuga e sede di discussioni internazionali, Bregenz può per questo fregiarsi del titolo di capitale, sebbene Dornbirn e Feldkirch siano più popolate. Il lago è di uno splendore indescrivibile e due occhi non sembrano sufficienti a coglierne tutta la bellezza: è semplicemente troppo, le navi che sfilano leggere, le mille sfumature d'azzurro e i piccoli paesini dai tetti a punta che si intravedono sulle sponde. Nonostante la completa assenza di nubi e il sole di fine luglio, un vento freddo soffia incessante per tutta la giornata.In bici raggiungiamo Lindau, cittadina tedesca di confine tra Baviera e Austria, dove ci tratteniamo anche per la cena a base di Knödeln, un piatto tipico bavarese simile agli gnocchi. La sera siamo di nuovo a Bregenz e ci godiamo (chi più chi meno, essendo l'opera interamente in tedesco) West Side Story, un musical che rivisita in chiave moderna Romeo e Giulietta. Lo spettacolo non è niente di che, ma il palcoscenico futuristico che degrada nel lago è sicuramente interessante. Dopo la notte in ostello ci spostiamo a Schaffhausen, in Svizzera, dove assistiamo ai fuochi artificiali della festa nazionale del primo Agosto.
Tornerò in Austria l'anno successivo, in gita scolastica di quarta liceo a Vienna. Come spesso accade quando si viaggia in gruppi numerosi, non ricordo molto di questa esperienza, se non che siamo riusciti a far perdere la signora P. nel labirinto del bellissimo Castello di Schönbrunn. Nonostante la poca attenzione da me prestata alla geografia e all'archittettura urbana, la città mi conquista per la sua grandezza e la sua storia. Mi riprometto di tornare a visitare la capitale austriaca con più calma, possibilmente da solo o con pochi altri amici.Sebbene avessi solo ottimi ricordi dei luoghi e delle persone conosciute in Austria, passeranno ben tre anni prima che io riesca di nuovo a visitarla: decisissimo a fare l'Erasmus, non ho dubbi sul paese in cui mi piacerebbe studiare e, febbrilmente, indico, tra le cinque scelte a disposizione, quattro città austriache e una tedesca.
Vengo preso alla Johannes Kepler Universität di Linz, capoluogo dell'Alta Austria (Oberösterreich) e terza città più grande del paese. L'onnipresente Danubio, limite ultimo dell'espansione dell'Impero Romano e, dopo la seconda guerra mondiale, confine tra la zona di occupazione russa e quella americana (una specie di Check Point Charlie in minore), divide la città in due parti. Numerosi sono i luoghi di interesse, tra i quali spiccano di sicuro il Neuer Dom, grandissima cattedrale in stile gotico, il Nibelungenbrücke, ponte che congiunge le due rive del Danubio ePöstlingberg, bellissima chiesetta del 1750 eretta su una collina di circa cinquecento metri dalla quale si può vedere tutta la città.Appena atterrato al piccolo aeroporto Blue Danube trovo Katharina, la mia mitica Mentorin (una studentessa di riferimento assegnata ad ogni gruppo di quattro studenti Erasmus), ad aspettarmi. Mi porta a fare un giro della città, mi presenta ai suoi amici e mi aiuta a sbrigare le formalità di registrazione all'università e allo studentato.
Rimango colpito dall'efficienza e dalla gentilezza di tutte le persone che incontro e mi domando se un mio corrispettivo Erasmus a Milano goda di un simile supporto. Nei giorni seguenti conosco altri Mentor: Martin, capo dell'associazione studentesca e fonte di preziose informazioni che mi aiuteranno a scegliere i corsi del piano di studi, Georg, efficientissimo scout poliglotta che organizzerà diverse escursioni, e Thomas, unico proprietario di una pallina per giocare al calcetto dello studentato. Il campus universitario racchiude, affacciate su un piccolo laghetto artificiale con tanto di pesci e papere, la Facoltà di Scienze, Legge ed Economia.Frequento molti corsi in tedesco e mi rendo conto di quanto la lingua parlata in Alta Austria differisca da quella studiata a scuola, generalmente indicata con il nome di Hochdeutsch (tedesco alto); i dialetti sono un aspetto importante dell'identità regionale austriaca e ogni città presenta delle particolarità proprie. La pronuncia locale tende a trasformare molte a in o (Kroft invece di Kraft) e la sillaba ul in ui. Alcuni termini sono proprio diversi (cuscino si dice Polster invece di Kissen) e quando un cibo è di proprio gradimento non si usa mai l'espressione Das ist lecker! che è considerata tipicamente tedesca. Contrariamente a quanto si possa pensare, i rapporti tra gli abitanti delle due nazioni non sono proprio cordiali, nonostante la vicinanza culturale e linguistica.
Nei mesi successivi la vita universitaria si fa sempre più incalzante e ho l'occasione di conoscere diversi studenti e professori austriaci. Questi ultimi, a parte rare eccezioni, hanno poco in comune con i loro colleghi italiani: rispondono alle mail in meno di venti minuti, sono puntuali, illustrano in dettaglio il funzionamento del corso e il metodo di valutazione. Le classi sono poco numerose e gli studenti intervengono senza problemi durante le lezioni (bussando con il pugno sul tavolo per attirare l'attenzione del docente). Anche la parte amministrativa presenta piacevoli sorprese: Isolde e Birgit, simpaticissime segretarie dell'Ufficio Studenti Internazionali, mi aiutano a risolvere la maggior parte dei problemi burocratici, compresi quelli sorti con la direzione dello studentato.I miei compagni di corso austriaci sono gentili con gli studenti stranieri, ma in genere non molto disponibili a parlare in inglese o a mantenere i lenti ritmi di conversazione tipici dei non madrelingua. Per fortuna non mancano le eccezioni, tra le quali spiccano in particolare Thomas, unico collega austriaco felice di lavorare in un ambiente multiculturale, Claudia, una ragazza nata in Serbia ma residente in Austria da ormai quindici anni, e Olga, originaria della Russia e trasferitasi a Linz per raggiungere il suo ragazzo. Insieme riusciamo a organizzare un buon gruppo di studio con il quale affrontiamo vittoriosamente numerosi esami.
Le stagioni si alternano così, tra un piovoso autunno ricco di feste, un freddo inverno senza neve ma pieno di esami e una soleggiata, spensierata primavera, caratterizzata da numerose grigliate a Pleschinger See, un lago che sorge nelle vicinanze dell'università. Anche allo sport è dato il giusto peso: partite a calcio con francesi e spagnoli, tornei di cricket con gli amici pakistani e le interminabili sfide a calcetto con Alex e Csabi. Non mancano tantomeno le escursioni, soprattutto in Alta Austria: Egle e Julija, due ragazze lituane, organizzano una splendida gita tra montagna e lago che ha come destinazione la cittadina di Ebensee, Katharina mi invita a pranzo dalla sua famiglia, originaria del Mühlviertel, mentre il REFI, l'associazione che si prende cura degli studenti internazionali, propone come mete Steyr, Hallstatt e Gmunden, situate nella bellissima regione del Salzkammergut. Anche a poca distanza da Linz si possono fare gite interessanti: con Renata e Saša visitiamo la piccola e poco turistica città di Wels, con Šárka esploriamo le sponde del Danubio e infine con Csabi ci rechiamo a Steyregg, villaggio un tempo di proprietà dei principi del Liechtenstein. Durante il mio soggiorno faccio conoscenza con la cultura dell'Europa Centrale, stringendo numerose e durature amicizie con cechi, ungheresi, polacchi, sloveni e slovacchi. Grazie al sempre attrezzato Eugen e alla compagnia di Lena, riusciamo anche a fare una gita di un giorno a Vienna. Parlando dei nostri progetti di viaggio con gli amici alto austriaci scopriamo che, come spesso accade, gli abitanti dei Bundesländer mal sopportano i cittadini della capitale, considerati altezzosi e poco amichevoli. Vienna, per secoli centro amministrativo del ben più vasto impero austro-ungarico, secondo regno più esteso d'Europa e composto da oltre una dozzina di attuali nazioni, mantiene intatti i segni del suo glorioso passato: eleganti palazzi si susseguono per le vie centrali della città, la cattedrale di Santo Stefano (Stephansdom), con il suo fascino quasi millenario, si staglia contro il cielo e l'imponente Hofburg è letteralmente assediato da turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ci spostiamo poi verso il Museo delle Belle Arti di Maria-Theresien-Platz che contiene, tra le altre opere di fama mondiale, il famoso dipinto La Torre di Babele di Pieter Brueghel, quasi un'allegoria del crogiolo di lingue e culture un tempo riunito sotto l'Aquila degli Asburgo. Visitiamo l'antico castello di Schönbrunn con il suo incredibile parco. La mente ritorna ai numerosi frequentatori di questo capolavoro d'architettura, tra i quali spiccano certamente Haydn, Mozart e il pittore Canaletto che userà la fortezza come soggetto per una delle sue opere. Risalendo il piccolo canale che si stacca dal Danubio, giungiamo a Döbling, nei pressi del Karl Marx-Hof, forse uno dei più famosi esempi di architettura ispirata alle teorie socialiste. L'edificio, risalente agli anni '30 e pensato come quartiere modello per operai, si snoda per oltre un chilometro, dando alloggio a più di cinquemila persone. Discutendo di quanto appena visto, della storia e degli ideali che stanno alla base della costruzione, ci dirigiamo pigramente verso il parcheggio. Tutte le cose belle hanno una fine e così anche il mio anno Erasmus giunge al termine, salutato da numerose feste d'addio, qualche lacrima e promesse di futuri ritrovi. La depressione nei mesi successivi è forte e Milano mi appare molto provinciale e noiosa. L'unica soluzione che trovo per combattere la malinconia è quella di infiltrarmi tra gli studenti Erasmus che soggiornano nel capoluogo lombardo. Fortunatamente, già la prima sera, faccio conoscenza con Christian, un ragazzo austriaco di Graz (Stiria). Lo saluto con un vivace Seavas, grüß di, forma di saluto dei giovani altoaustriaci, cosa che sembra divertirlo molto. Facciamo rapidamente amicizia e gli argomenti di conversazione non mancano, essendo entrambi convinti europeisti, appassionati di lingue (lui parla un italiano perfetto) e studenti di ingegneria informatica. Nei mesi successivi organizzeremo numerose escursioni in Lombardia, feste e pizzate, riuscendo a mettere insieme un bel gruppo di studenti internazionali. Christian si distingue per il suo "Orgoglio Stiriano" e l'immancabile maglietta della TU Graz, l'università tecnica di Graz, alla quale è molto fiero di appartenere. Così, continuando a declamare le bellezze della sua città e del suo Bundesland, non può fare a meno di risvegliare il mio interesse per questo stato austriaco che non ho ancora visitato; dieci mesi dopo il nostro primo incontro approfitto quindi di un viaggio a Linz per fare una deviazione in Stiria. Grazie alle numerose spiegazioni di Christian, sono pronto ad affrontare la pronuncia locale, caratterizzata da un forte uso dei dittonghi, che arriva a storpiare addirittura i nomi delle città (Salzburg diventa qualcosa di simile a Saoizbauag). Graz è una bella città, seconda più grande del paese, vitale e piena di studenti. Tra le tante attrazioni turistiche spiccano sicuramente lo Schlossberg con la torre dell'orologio, dal quale si domina tutta la città, il Municipio, la rinascimentale Landhaus, sede del governo federale stiriano, e il castello barocco di Eggenberg, situato nella zona ovest della città. Anche l'arte moderna fa la sua comparsa nel centro storico: la Murinsel, piccola isoletta artificiale sul fiume Mur, presenta un'architettura elegante, mentre il museo d'arte, che secondo me assomiglia tantissimo a un cetriolo, si affaccia sulla sponda ovest. Vittima dell'ottimo marketing del mio amico, compro anch'io una maglietta della TU Graz e la indosso in occasione della gita a Maribor (Slovenia). Christian porta invece con se uno zaino anch'esso con il logo dell'università. Sul treno di ritorno, mentre conversiamo in Italiano, un uomo distinto e ben vestito si avvicina al nostro posto sorridendo e consegnandoci un biglietto da visita e una piccola spilla; non si tratta di un questuante nè del volontario di qualche associazione benifica, ma del rettore della TU Graz in persona, Hans Sünkel, anche lui in viaggio per il capoluogo stiriano e apparentemente molto fiero di incontrare due studenti internazionali che fanno una così buona pubblicità al suo ateneo. Il giorno prima della partenza per l'Alta Austria trascorre pigro tra la visita alla basilica barocca di Mariatrost e numerose pause ai Würstelstand di Jacominiplatz Il rientro a Linz è grandioso: riesco a incontrare tutti i vecchi amici e mi sembra di non essere mai davvero andato via. Qualche nuovo studente Erasmus domanda se sia io il Fabio del sito sul Raab Heim. Le strade del centro, l'università, la grigliata al parco in compagnia di Marta, Bashar e Mujeeb fanno riafforare i ricordi dell'anno precedente. Thomas mi porta in un punto panoramico poco fuori Linz che ancora non conoscevo, Bernd e Michi mi invitano a cena con i loro amici spagnoli, Csabi mi presenta ai suoi colleghi ungheresi... Lascio la città a malincuore, certo che avrà sempre un posto di riguardo nel mio cuore.Per le vacanze di Natale dell'anno successivo sarò a Salzburg, ospite di Katrin, anche lei ex-studentessa Erasmus a Milano. La città, dominata dalla fortezza di Hohensalzburg, è di un'eleganza indescrivibile, con le sue chiese barocche, i numerosi castelli e lo splendido fiume Salzach, che scorre tranquillo, incurante del traffico di Staatsbrücke.
Sulla strada di casa mi fermerò per qualche giorno a Innsbruck da Veronika, una ragazza austriaca veramente atipica, incontrata per la prima volta tra i Couchsurfers di Linz, e conosciuta meglio durante il suo Erasmus a Milano. Finalmente ho l'occasione di entrare in contatto con giovani originari del Tirolo e trascorrere qualche giornata sulle bellissime montagne che circondano la città. Veronika, che ha abitato ovunque, dall'America alla Tunisia, da Vienna a Milano, dice di trovare la città e l'intero suo paese natale un po' troppo provinciale. Forse ha ragione, penso, ma rimane comunque una nazione affascinante, ricca di storia e cultura, patria di pensatori e artisti che hanno reso grande l'Europa.L'avventura austriaca sembra essersi ormai conclusa ma si riapre invece inaspettatamente un paio di settimane prima della mia discussione di laurea a Bonn. Sebbene fossi quasi certo di continuare con il dottorato nella stessa università tedesca, mando ugualmente, su consiglio di Christian, un paio di curriculum in Austria e, dopo un paio di colloqui e qualche settimana di attesa, vengo sorprendentemente assunto come ingegnere sviluppatore nella sede centrale della Swarovski AG a Wattens, in Tirolo. Ho così la possibilità di trascorrere ancora del tempo nel mio paese preferito, approfondendo nuovi aspetti della cultura tirolese. Ironia della sorte, mi troverò a sviluppare proprio il sito de I Mondi Di Cristallo, museo che avevo visitato otto anni prima in compagnia di Christina. Se qualcuno me lo avesse detto non ci avrei mai creduto.
Sono ora di ritorno dal mio ennesimo viaggio in Austria e i ricordi degli amici conosciuti, delle feste organizzate e delle città visitate non danno tregua alla mia mente. Ho girato questo paese in lungo e in largo e non c'è posto nel quale non abbia almeno un conoscente in un raggio di cinquanta chilometri. E tutto è cominciato con una semplice partita di beach volley. La vita è davvero strana e, a causa di un evento apparentemente di poca importanza, l'ordito della propria storia si lega, per un periodo più o meno lungo, con quello di altre vite, dando forma ad una trama affascinante, bizzarra e imprevedibile. I miei pensieri si perdono, mentre il treno regionale che mi riporterà in Italia arranca sui pendii del Brennero...