Lituania, Lietuva

Lituania, Lietuva
A meno che non siate esperti geografi o viaggiatori navigati, vi sfido ad indicare senza titubanze la Repubblica di Lituania ("Lietuvos Respublika in lingua locale) sulla cartina dell'Europa. Anche io avrei i vostri stessi dubbi se non avessi conosciuto, durante il mio periodo Erasmus in Austria, Egle e Julija, due studentesse di giurisprudenza lituane. Nonostante un temperamento non proprio estroverso le due ragazze si danno momlto da fare sul fronte logistico: preparano feste, organizzano gite e gestiscono serate culinarie. Egle è una cuoca provetta, specializzata soprattutto in torte di mele, nonchè un'ottima ballerina. Julija studia canto da quasi vent'anni e l'accompagno con la chitarra in una performance davvero struggente di Vivo per lei. Al nostro numeroso gruppo si aggiungono anche un altro ragazzo lituano, Matas, originario di Klaipeda, unica città portuale del paese, e Denis, un giovane sergente russo che studia economia in Austria. Julija, infastidita dal fatto che quest'ultimo, quasi a voler sottolineare la passata dominazione sovietica, si rivolga a lei in russo, risponde sempre in tedesco ai suoi interrogativi. Difficile, anche per i giovani, dimenticare la ferocia delle deportazioni nei gulag siberiani avvenute in seguito all'annessione del paese.
La Chiesa dell'Arcangelo Michele a KaunasLa Chiesa dell'Arcangelo Michele a Kaunas
Durante il corso di tedesco, lingua che le due ragazze padroneggiano perfettamente, tengono un'interessante presentazione sul Kūčios, una festa tipica lituana equivalente al nostro cenone natalizio. Ritorna così alla mia memoria la storia di questo stato, un tempo a capo del Ducato di Lituania, uno degli imperi più potenti di Europa, esteso dal Baltico al Mar Nero, poco per volta annientato dalle continue invasioni tedesche, russe e polacche. Ottiene un nuovo riconoscimento internazionale nel periodo a cavallo delle due Guerre Mondiali, per poi essere nuovamente inglobato nell'Unione Sovietica. Nel 1990 è però il primo degli Stati Baltici a dichiarare l'indipendenza, ad aderire alla NATO e successivamente all'Unione Europea. Insomma, un piccolo paese circondato da vicini estremamente aggressivi ai quali è difficile opporre resistenza.
La Piazza e la Torre del Municipio di KaunasLa Piazza e la Torre del Municipio di Kaunas
L'inverno austriaco sopraggiunge ma, a giudicare dall'abbigliamento leggero dei compagni lituani, la cosa non sembra spaventarli molto: a Vilnius, capitale del Paese, la temperatura tocca anche i meno trenta. I giorni si susseguono in fretta e i miei amici, la cui borsa di studio dura solo cinque mesi, devono presto tornare a casa. Come sempre accade, promettiamo di rivederci presto, di organizzare raduni, di restare in contatto. Nel corso dei tre anni successivi ci scriveremo una decina di messaggi e non riusciremo mai a incontrarci. Nonostante questo, appena si profila la possibilità di un mio viaggio in Lituania, il ritmo delle mail diventa subito più incalzante e lo Spirito Erasmus si risveglia dopo un lungo letargo. É un afoso due Agosto quando salgo la scaletta dell'aereo RyanAir-2872 da Bergamo a Kaunas (si legge Kounas). Due ore e mezza di volo, per circa millesettecento chilometri di distanza. Appena superate le Alpi, un compatto blocco di nubi impedisce ogni visuale dei paesi che stanno scorrendo sotto i miei piedi. Il cielo ritornerà sereno solo pochi minuti prima dall'atterraggio, permettendo ai passeggeri di godere almeno la vista della confluenza dei due principali fiumi lituani, il Neris e il Neman, e del Mare di Kaunas, un lago artificiale che funge da riserva idrica per la cittadina. All'aeroporto trovo Julija ed Egle ad attendermi. Entrambe stanno ancora studiando ma al tempo stesso hanno trovato lavoro, la prima in un ufficio di avvocatura e la seconda come manager di un negozio di prodotti biologici. Julija partirà presto per un periodo di studio in Austria mentre Egle è ormai pronta a scrivere la tesi. Conversiamo con naturalezza, cantiamo canzoni del nostro Erasmus, ricordiamo gli amici lontani. Non sembra passata neanche una settimana dall'ultimo giorno in cui ci siamo incontrati.
Un piatto di koldunai, i ravioli lituaniUn piatto di koldunai, i ravioli lituani
Come sempre organizzatissime, le mie amiche hanno preparato un programma ricco di eventi: si comincia con un pranzo a base di Koldunai, simili ai nostri ravioli ripieni, in un piccolo ristorante situato nel centro Commerciale Akropolis. I prezzi sono abbastanza bassi se paragonati a quelli italiani: 13 Litas, poco più di 3 Euro, per un primo e una bibita. Segue un giro turistico di Kaunas, ex-capitale e seconda città del paese per popolazione e dimensione. Nonostante questo, le strade sembrano quasi deserte e Egle mi spiega che molte persone hanno abbandonato la città in cerca di lavoro. Al fine di invertire questo fenomeno sono state predisposte agevolazioni statali per i residenti e anche una campagna pubblicitaria il cui motto è Anche a Kaunas si può vivere. Scherzando su questo tema vengo a conoscenza dei dissapori esistenti tra gli abitanti di Vilnius e quelli di Kaunas: i primi godono da decenni i vantaggi economici e turistici di vivere nella capitale mentre i secondi si sentono derubati dei fasti di un passato che aveva regalato loro la prima università tecnica del paese. La cittadina, anche se quasi deserta, è comunque gradevole. Attraversiamo Laisves Aleja, una zona pedonale di circa due chilometri di lunghezza fiancheggiata da rigogliosi tigli, raggiungendo la chiesa ortodossa, oggi cattolica, di Michele Arcangelo, costruita sul finire dell'ottocento appositamente per la guarnigione della città.Noto che i marciapiedi sono dissestati dalle rigide temperature invernali. Ci dirigiamo poi verso il centro, raggiungendo la piazza del municipio, sovrastata da una bellissima torre rinascimentale, dove i genitori di Egle, originari di Šiauliai, si sono conosciuti per la prima volta.
Il Castello di Kaunas (Kauno Pilis)Il Castello di Kaunas (Kauno Pilis)
Continuiamo il nostro giro visitando la chiesa di Vytautas, una delle più antiche del paese, e quella di San Gertrude, esempio di gotico Baltico, uno stile architettonico caratterizzato dal solo utilizzo di mattoni rossi e di conseguenza dall'assenza di sculture, impossibili da realizzare con una simile limitazione. Raggiungiamo il Neris, che scorre tranquillo verso Vilnius, situata un centinaio di chilometri più a sud-est. Costeggiando il fiume, passiamo dalla Casa di Perkūnas, un antico edificio costruito nel Sedicesimo Secolo dai mercanti della Lega Anseatica. Arriviamo quindi al Castello di Kaunas, eretto nel Quattordicesimo Secolo e, nonostante quasi tre secoli di abbandono, ancora ben conservato. La giornata volge al termine e in poco più di un'ora di macchina raggiungiamo Vilnius, dove sarò ospite di Julija che vive con sua madre in un quartiere residenziale periferico denominato Lazdynai, che significa Nocciòlo. Durante il tragitto mi accorgo che le regole della strada non sono tenute in grande considerazione dagli autisti lituani, soprattutto per quanto riguarda la differenza tra corsia lenta e di sorpasso.
Una casa lituana, con i tipici balconi chiusiUna casa lituana, con i tipici balconi chiusi
La casa in cui Julija vive sembra essere una perfetta copia di quella dei miei amici ungheresi, cechi o slovacchi: stessi mobili, stessa tapezzeria, stessi colori, stesse grigie facciate scrostate. Insomma il classico, inconfondibile stile sovietico che accomuna gli arredamenti popolari da Bratislava a Varsavia, da Budapest a Kiev. I tanti oggetti che popolano i ripiani rendono comunque unico l'appartamento: un orologio a pendolo apparentemente molto antico, alcuni souvenir di viaggio, e le immancabili foto di famiglia in bianco e nero. Il bagno è diviso in due: in una stanza il gabinetto, nell'altra una tubatura a zig-zag che, percorsa da acqua calda, funge da riscaldamento, il lavandino e la vasca da bagno. Questi due sanitari hanno il rubinetto in comune: infatti, con una opportuna rotazione della manichetta, il getto d'acqua può passare dal lavabo alla vasca. Tutto questo perchè, viste le rigide temperature invernali, è molto più facile riscaldare un solo tubo piuttosto che due. La stagione fredda sembra essere al centro di ogni scelta architetturale: oltre ai vetri doppi, ogni finestra dispone di un piccolo balcone chiuso per sporgersi dal quale è necessario aprire altre finestre.
Khrushchovkas di Lazdynai visti dalla Torre TelevisivaKhrushchovkas di Lazdynai visti dalla Torre Televisiva
Faccio conoscenza con la mamma di Julija che parla solo russo, lituano e un po' di polacco. Grazie alle preziose traduzioni di Julija ricevo qualche informazione in più sul quartiere: visto il rapido incremento demografico dell'area baltica, su volere dell'allora Segretario del Partito Comunista Nikita Khrushchev, si decise di procedere alla costruzione di palazzoni prefabbricati soprannominati, in suo onore, khrushchovkas. L'idea iniziale era quella di posizionarli nel centro di Vilnius, ma poi, grazie all'agguerrito intervento di un gruppo di architetti ansiosi di preservare l'integrità panoramica della Capitale, i lavori vennero cominciati nel piccolo villaggio a maggioranza polacca di Leszczyniaki, situato in un'area periferica molto vicina al bosco che circonda la città. Col tempo divenne una residenza ambita dai funzionari di partito ma al giorno d'oggi, dimentica degli antichi fasti, è una zona che tendeal degrado urbano.
Un piatto di KibinaiUn piatto di Kibinai
Dopo una cena leggera a base di Kibinai, durante la quale scopro che l'insalata russa è considerata un piatto tipico della cucina lituana denominato Balta Mišraine (letteralmente Insalata bianca), giunge il momento della musica: Julija ci delizia al piano con diverse melodie classiche mentre a me è affidato il compito di accordare una chitarra uzbeka a sette corde costruita nel 1930 e arrivata in quella casa grazie a una lontana parente. L'acustica della cassa armonica non è certo delle migliori ma è emozionante suonare uno strumento artigianale così ricco di storia.
Una delle statue del Ponte Verde e, sullo sfondo,la chiesa di San RaffaeleUna delle statue del Ponte Verde e, sullo sfondo,la chiesa di San Raffaele
L'indomani, dopo una suntuosa colazione a base di Varšketukai, un dolce simile alle nostre frittelle, è prevista la visita al Centro della Città. Julija non potrà accompagnarmi a causa degli impegni lavorativi e mi godo quindi una calda e soleggiata mattinata solitaria lungo il Neris.Percorro Žygimantų gatve e raggiungo il Ponte Verde (Žaliasis Tiltas), ricostruito dopo la guerra dai russi e abbellito agli estremi da quattro imponenti gruppi di sculture in stile sovietico rappresentanti l'Agricoltura, l'Industria, la Pace e la Giovinezza. Giunto alla chiesa barocca di San Raffaele (Šv. arkangelo Rapolo bažnyčia) mi dirigo verso il centro amministrativo ammirando i nuovi grattacieli, tra i quali svetta l'Europos bokštas, una delle costruzioni più alte dell'area Baltica, inaugurata nel 2004 in occasione dell'ingresso della Lituania nell'Unione Europea.
Il Municipio di Vilnius in un dipinto del polacco Marcin Zaleski (1863)Il Municipio di Vilnius in un dipinto del polacco Marcin Zaleski (1863)
Verso mezzogiorno mi incontro nella stupenda Piazza della Cattedrale con Daiva e Elvyra, due amiche conosciute a Trento che, per un bizzarro scherzo del destino, si trovano in quei giorni entrambe nella Capitale. Insieme visitiamo la Torre di Gediminas, parte delle antiche fortificazioni della città, e, nella piazza sottostante, Elvyra mi indica il punto di partenza della Via Baltica (Baltijos kelias), la pacifica manifestazione che mise sotto i riflettori dell'opinione pubblica mondiale l'occupazione perpetrata dal regime sovietico nei confronti dei tre paesi baltici.
Un tratto lituano della Via BalticaUn tratto lituano della Via Baltica
Il 23 Agosto 1989 più di due milioni di persone si tennero per mano, formando una catena umana di circa seicento chilometri che da Vilnius raggiungeva Tallinn (Estonia), passando per Pasvalys, Bauska, Riga, Ainaži e Pärnu. La data scelta coincideva con il cinquantesimo anniversario del Patto Segreto Molotov-Ribbentrop che di fatto spartiva l'Europa dell'Est tra Germania Nazista e Russia. L'esistenza di tale patto era sempre stata negata dalle autorità russe, al fine di far credere che le Repubbliche Baltiche si fossero unite spontaneamente all'Unione Sovietica. Discutendo di questi avvenimenti ci incamminiamo quindi lungo Pilies gatve, la via dei pittori e dei mercatini, dove Egle, appena uscita dal lavoro, ci raggiunge. Dopo una breve visita a sua sorella Agne, che lavora come commessa in un negozio di souvenir, visitiamo Signatarų namai, la Casa della Firma, dove nel 1918 venne firmata la Dichiarazione di Indipendenza Lituana, il Municipio e l'Università di Vilnius, il più vecchio ateneo delle Repubbliche Baltiche.
L'icona di Nostra Signora della Porta dell'AlbaL'icona di Nostra Signora della Porta dell'Alba
Mentre cammino per le strade della capitale vengo rapito non di rado dal biondo riflesso dei capelli delle passanti o finisco per smarrire il filo dei miei pensieri nel profondo blu degli occhi di qualche cameriera. Senza nulla voler togliere alle bellezze nostrane, bisogna ammettere che le ragazze locali sono davvero stupende, almeno secondo gli standard italiani. Salire sull'autobus è un po' come assistere a una sfilata di moda e si ha l'impressione che la percentuale di popolazione femminile sia nettamente superiore a quella maschile. Egle mi fornisce qualche statistica: sebbene a livello nazionale la percentuale sia 54% contro 46%, nella capitale la differenza è ancora più marcata, a causa delle deportazioni che hanno eliminato una parte della popolazione maschile.
La cattedrale di VilniusLa cattedrale di Vilnius
Proseguiamo per Aušros Vartų gatve attraversando la Porta dell'Alba, una delle nove porte che permettevano l'accesso alla città e l'unica ad essere rimasta intatta fino ai giorni nostri. Al suo interno si trova una cappella dove è custodita la bellissima icona rinascimentale di Nostra Signora della Porta dell'Alba, nota meta di pellegrinaggi. Tornando sui nostri passi raggiungiamo la Cattedrale dell'Assunzione, la più grossa chiesa ortossa del paese, e, attraversato il ponte sul fiume Vilnia, entriamo nella Repubblica di Užupis, il quartiere degli artisti, dichiaratosi scherzosamente indipendente, con tanto di costituzione, bandiera e valuta propria, il primo Aprile 1997. Prima di incontrarci con Julija davanti al Museo Nazionale, visitiamo la stupenda Chiesa di Sant'Anna. Si racconta che Napoleone, passando da Vilnius durante la campagna di Russia, ne abbia apprezzato l'architettura al punto da rammaricarsi di non poterla portare con se a Parigi nel palmo della mano.
Una scultura nella Repubblica di UžupisUna scultura nella Repubblica di Užupis
Grazie a Julija siamo di nuovo auto-muniti e ne approfittiamo per spostarci verso l'hinterland cittadino. Raggiungiamo così Europos Parkas, un museo di arte moderna all'aperto situato in quello che, secondo l'Istituto Geografico Nazionale Francese, è Il centro dell'Europa. Non apprezzando affatto l'arte moderna, ne sconsiglio la visita, soprattutto vista la ridicola esosità del biglietto di ingresso (si paga addirittura per avere il permesso di fare foto) e la mancanza di indicazioni precise sulla via da seguire all'interno del parco. Di nuovo in pace con le nostre coscenze per quanto riguarda gli intrattenimenti culturali, ci dirigiamo verso Verkiai, un distretto di Vilnius un tempo residenza del vescovo della città. Questa zona era nota per le numerose cappelle e chiesette, distrutte dai russi nel 1963 per poi essere ricostruite dopo l'indipendenza. Superata la cattedrale della Santa Trinità arriviamo sulla sponda ovest del Neris da cui si gode una bellissima vista della foresta che circonda la città.Nonostante l'abbondanza di edifici religiosi, la Lituania è stato l'ultima nazione europea a passare dal paganesimo al cristianesimo (nel 1385 sotto la guida del Gran Duca Jogaila) e molte feste tradizionali, come quella di primavera, risentono fortemente dell'influenza degli antichi culti.
La facciata della Chiesa di Sant'AnnaLa facciata della Chiesa di Sant'Anna
Per il giorno seguente il programma prevede una gita a Trakai, una piccola cittadina eretta in prossimità dell'omonimo lago, resa celebre dal suo castello risalente al Quattordicesimo Secolo, più volte distrutto e ricostruito. La cosa divertente è che devo raggiungere la stazione ferroviaria (Stotis) da solo, dato che Julija è andata al lavoro molto presto. La colazione è già di per se esilarante: devo intendermi con la madre di Julija e, esaurite le mie dieci parole di russo e le cinque di polacco, devo ricorrere ai gesti e ai sorrisi. Riesco a complimentarmi per l'ottima Adžika casereccia (una salsina piccante tipica della Georgia), domando informazioni sulle possibili precipitazioni (il cielo si è notevolmente rabbuiato rispetto al giorno precedente) e infine comunico di avere già acquistato i biglietti per il trasporto pubblico. Sebbene la sera precedente mi fosse stato spiegato in dettaglio come raggiungere la fermata del filobus 16, la mamma insiste per accompagnarmici. Salito sul bus, rimango come inebetito davanti all'obliteratrice che è composta da una specie di pinza metallica con una leva sulla destra. Smarrito mi rivolgo a un passeggero che mi spiega divertito come utilizzare lo strano macchinario. Il biglietto, dopo una vigorosa pressione della leva, viene semplicemente bucherellato, senza imprimere alcuna data nè orario. Scopro così che per ogni utilizzo di mezzo pubblico è necessario obliterare, sotto lo sguardo vigile del conducente, un nuovo biglietto (che costa, per studenti, appena una Lita, circa 30 centesimi di Euro).
Un filobus lituano (prodotto in Repubblica Ceca dalla Škoda)Un filobus lituano (prodotto in Repubblica Ceca dalla Škoda)
Alla stazione trovo Egle e Agne ad aspettarmi e rapidamente saliamo sul trenino Vilnius-Trakai. Noto immediatamente che i vagoni, dovendo viaggiare su rotaie costruite secondo gli standard russi, sono molto più larghi di quelli degli altri treni europei (1520mm contro 1435mm). Altra cosa affascinante è la presenza, in ogni carrozza, di un complicato marchingegno per fare il te. Durante il tragitto imparo qualche parola in lituano, tanto per dare un tocco autentico alle mie future conversazioni con la mamma di Julija: Ačiu° (Grazie), Prašau (Prego), Skanaus (Buon appetito ma anche Buono), Gerai ( ma anche Bene o Ok, sicuramente la parola più usata nelle conversazioni quotidiane), Laba Diena (Buongiorno) e Labanakt (Buonanotte). L'alfabeto è composto da 32 lettere, le regole di lettura sono abbastanza simili a quelle delle lingue slave e, come in russo, i dittonghi rappresentano un suono a parte (ad esempio, il finale "ai" si legge spesso come una e chiusa mentre "au" diventa o). Mentre il treno, lentamente, si avvicina a destinazione, Egle mi indica, fermi a un binario morto, gli infami vagoni merci che trasportavano i prigionieri politici in Russia.
Il Castello di TrakaiIl Castello di Trakai
Nonostante le minacciose nuvole che incombevano sulla città in mattinata, la giornata si rischiara notevolmente e ci godiamo una soleggiata gita al lago: dopo la visita al castello, facciamo un giro in pedalò per poi andare a mangiare in un ristorante tipico, arredato con scudi e dipinti medioevali. Qui le mie amiche mi consigliano di provare la Gira (anche nota come Kvass), una buonissima bevenda a base di pane, lievito e uvetta molto diffusa nei paesi baltici e in Russia.
La Torre Televisiva di VilniusLa Torre Televisiva di Vilnius
Trakai è anche nota per essere una delle poche cittadine al mondo dove ancora vivono i Caraimi, un gruppo etnico originario della Turchia ma di religione simil-ebraica, giunto in Lituania dalla Crimea su richiesta del Granduca Vytautas Il Grande che aveva bisogno di soldati fedeli a cui affidare il Castello. L'architettura della zona ha fortemente risentito delle influenze caraimiche tanto che le case tipiche sono facilmente riconoscibili dalle tre finestre presenti sulla facciata principale: una per Dio, l'altra per la Famiglia e la terza per il Granduca Vytautas. Torniamo a Vilnius soddisfatti del nostro viaggio gustandoci un Šimtalapis, un dolce simile allo strudel tedesco. Il giorno seguente mi reco, in compagnia di Agne, alla Torre della Televisione (Vilniaus televizijos bokštas), sede nel 1991 di un violento scontro tra soldati russi e civili lituani. Tredici di questi rimasero uccisi e oltre settecento vennero feriti nel tentativo di difendere la torre dall'aggressione delle truppe sovietiche che cercavano di destabilizzare il nuovo governo nazionale. La torre è dotata di una terrazza rotante grazie alla quale, stando seduti in un punto, si può vedere tutta la città.
Una laghetto nei pressi di NemenčineUna laghetto nei pressi di Nemenčine
Verso mezzogiorno accetto l'invito di Elvyra che si offre di mostrarmi Nemenčine, un paesino poco lontano da Vilnius rinomato per la vicinanza al lago Gela. Noto che alcuni cartelli sono scritti in due lingue e scopro così che, soprattuto nel sud-ovest del paese, esistono diverse cittadine a maggioranza polacca con lingua, cultura e tradizioni proprie. Dopo una camminata nel bosco ci concediamo un bagno al lago (con mia grande sorpresa sopravvivo alla temperatura dell'acqua senza grossi sforzi), interrotto però da un improvviso temporale che ci costringe alla via di casa.
Un piatto di Burokelių Sriuba Un piatto di Burokelių Sriuba
Per pranzo Elvyra prepara un'ottima Burokelių Sriuba (anche nota come Barščiai o in russo Borshch), una coloratissima zuppa a base di barbabietola molto popolare in Europa dell'Est. Faccio conoscenza con sua mamma (che parla un po' di tedesco) e con la nonna, che, essendo io straniero, si rivolge a me in russo, con gran divertimento della nipote. Il paesino è molto rurale e vi si può assaporare la pace della campagna pur essendo a pochi chilometri dalla grande città. Elvyra ammette di trovarlo perfetto per trascorrere le sue vacanze, dopo un anno passato in qualche rumorosa città universitaria.
L'interno della chiesa dei Santi Pietro e PaoloL'interno della chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Nel tardo pomeriggio ritorno a Vilnius dove, con Egle e Agne, visito la magnifica Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, edificata sulla fine del 1600 nel distretto di Antakalnis. Da fuori non è niente di particolare, ma all'interno è tutto un vorticare di sculture religiose, complicati ornamenti e riferimenti biblici realizzati in stucco bianco dagli italiani Giovanni Perti e Giovanni Maria Galli. Il tutto è abbellito da dettagliati dipinti, eleganti volte e gigantesche colonne che si sposano perfettamente con il magnifico altare e l'imponente organo a canne. Insomma un capolavoro del barocco che mantiene intatto il suo fascino anche dopo tre secoli. Proseguiamo il nostro giro visitando altre attrazioni minori fino a raggiungere il Neris, dove ci godiamo il tramonto sulla città. Nel dopocena mi aspetta il cinema all'aperto: proiettano un film in bianco e nero del 1963 con audio in lituano e sottotitoli in russo; sembra quasi una scena de Il Secondo Tragico Fantozzi. Fortunatamente, per pietà nei miei confronti o perchè l'indomani ci dobbiamo svegliare presto, ce ne andiamo dopo una ventina di minuti.
I grattacieli di Vilnius visti dal Ponte VerdeI grattacieli di Vilnius visti dal Ponte Verde
Mappa della Penisola CuronicaMappa della Penisola Curonica
La mattina seguente è densa di avvenimenti: Julija ed Egle sono riuscite ad ottenere tre giorni di ferie che passeremo insieme al mare nella cittadina di Nida, sulla Penisola Curonica (Kuršiū nerija), una striscia di terra (con larghezza variabile tra i 400 e i 3800 metri) resa unica dalla presenza di dune di sabbia con flora e fauna particolare. Si unisce alla terraferma nell'enclave russa di Kaliningrado e quindi, per raggiungerla dalla Lituania, è necessario prendere il traghetto. Da Vilnius raggiungiamo in meno di tre ore la località balneare di Palanga. I margini della strada sono affollati da vecchiette con cartelli che indicano parcheggi e stanze a basso prezzo. Dalla scomparsa della Cortina di Ferro il turismo, soprattutto quello europeo, è diventato sempre più importante per gli abitanti della zona. Ci concediamo una breve passeggiata sul lungomare e nel parco di Tiškevičiai, sede del Palazzo dell'Ambra. Tornati alla macchina, proseguiamo quindi per Klaipeda e, dopo dieci minuti di nave e un'altra ora di guida, giungiamo a destinazione. Nel mentre si scatena un forte temporale che causerà non pochi danne alle foreste circostanti: il vento ulula, il cielo si carica di nuvole nere, le case in legno scricchiolano e gemono sotto la pioggia torrenziale. Il tutto si esaurisce in poco meno di tre quarti d'ora e il sole, ormai prossimo al tramonto, fa capolino da dietro le nuvole inondando la spiaggia e il porto di quella magica luce dorata che rasserena gli animi dopo una spaventosa tempesta. Julija, a causa di un imprevisto, deve riprendere la strada di casa.
Il porticciolo di NidaIl porticciolo di Nida
Passeggiando sul lungomare (che proprio lungomare non è, essendo Nida affacciata sulla Laguna Curonica e non sul Mar Baltico) Egle mi elenca il nome degli attori, scrittori e professori universitari che, come noi, stanno approfittando della schiarita per sgranchirsi le gambe.
Una delle dune nei pressi di NidaUna delle dune nei pressi di Nida
Poco lontano, dietro a un palco in allestimento, vedo un signore con una chitarra sulla cui paletta è posta una luce rossa. Un po' infastidito da tanto cattivo gusto mi avvicino quasi meccanicamente. Egle mi sussurra in un orecchio Quello è Jurgis Didžiulis degli InCulto, un famoso cantante lituano nato in Colombia. Ha partecipato anche ad Eurovision... É il mio preferito. L'uomo mi viene incontro (noto con piacere che quella che sembrava una lucina è semplicemente un accordatore digitale) e, con un sorriso, si rivolge a me in lituano. Io rispondo in inglese che non capisco la lingua locale. Lui si scusa dicendo di avermi scambiato per un suo amico, e mi domanda da dove vengo. Cominciamo così a chiaccherare in inglese e spagnolo, provo la sua chitarra e gli presento la mia amica che che arrosisce come una teenager mentre lui la saluta con due baci.
Jurgis Didžiulis durante il concertoJurgis Didžiulis durante il concerto
Decidiamo di fermarci per il concerto: la musica, abbastanza commerciale, è un misto tra Sca e Disco e sembra essere molto apprezzata dai lituani, che si trasformano, dopo poche note, in perfetti ballerini. Egle esalta la passione dei testi e della presenza di palco del nostro amico musicista. Sorrido pensando a quanto potrebbe piacerle Vasco Rossi o Celentano. Il giorno seguente visitiamo finalmente le dune di Nida che offrono uno spettacolo davvero suggestivo, simile a quello che si potrebbe gustare nel deserto tunisino. Sebbene esistano appositi sentieri da seguire, molti turisti li ignorano, preferendo camminare al di fuori di questi. Ciò provoca uno smottamento a valle di una certa quantità di sabbia e il rischio è la totale scomparsa delle dune nel giro di pochi anni.
Dettaglio della Colline delle CrociDettaglio della Colline delle Croci
Dopo una camminata di un'oretta raggiungiamo il Mar Baltico, sulla riva opposta della penisola. Il cielo è nuovamente carico di nuvole ma i numerosi turisti che affollano la spiaggia non sembrano preoccuparsene minimamente. Nel pomeriggio ci aggiriamo nuovamente nel porto, dove alcuni marinai bevono e giocano a carte sulla plancia del loro peschereccio. Ci concediamo un breve giro in barca lungo la rotta Nida-Morskoye e il Capitano intrattiene i turisti con diversi aneddoti sulla navigazione della zona. Rimango affascinato dalla bussola che si trova interamente immersa in un sottile strato di Vodka al fine di impedire il congelamento dell'ago calamitato. Una leggere brezza ci accompagna mentre le dune di sabbia scorrono lentamente davanti a noi. A sera ascoltiamo un concerto Jazz in un rinomato locale del porto che offre anche la possibilità di degustare vini. Alle nostre spalle, un po' nascosto dalla penombra, siede Audronius Ažubalis, Ministro degli Esteri della Lituania, con sua moglie. Nida è davvero una località turistica di lusso.
La Collina delle Croci presso ŠiauliaiLa Collina delle Croci presso Šiauliai
La Cattedrale di ŠiauliaiLa Cattedrale di Šiauliai
L'indomani, abbandonata la Penisola Curonica, ci spostiamo a Šiauliai, quarta città più grande del paese, dove Egle vive con i genitori. Nelle vicinanze è situato un luogo di culto e pellegrinaggio famoso in tutto il mondo, la Collina delle Croci (Kryžių kalnas), dove sono raccolte oltre centomila crocifissi e rosari, portati nel corso degli anni da pellegrini e visitatori. Sembra che la prima croce venne posta dopo la Rivolta di Novembre del 1831, quando Lituania e Polonia tentaro invano di liberarsi dalla dominazione della Russia. Successivamente, altre croci vengono aggiunte per ricordare tutti i morti delle Guerre di Indipendenza Lituane e la tradizione continua anche durante l'occupazione sovietica, nonostante i numerosi tentativi di limitare o proibire l'aggiunta di croci. Ottenuta nuovamente l'indipendenza, il sito riceve nel 1993 la visita di Papa Giovanni Paolo II che dona un gigantesco crocifisso con un ringraziamento al popolo lituano per la fede dimostrata.
Un piatto di CepelinaiUn piatto di Cepelinai
Tornati a casa dopo la visita a questa suggestiva collina, Alma, la mamma di Egle, prepara dei fantastici Cepelinai (anche noti come Didžkukuliai), uno dei piatti lituani più conosciuti. Si tratta di grossi gnocchi di patate ripieni di carne e formaggio, ricoperti solitamente con panna acida o sugo di carne. Il nome deriva dalla loro forma, che ricorda in qualche modo i dirigibili Zeppelin. La loro preparazione richiede tra le quattro e le sei ore e per questo motivo è è considerato un piatto adatto soprattutto alle feste e alle cerimonie religiose. La cena è accompagnata con dell'ottima Gira fatta in casa e una specie di succo di mirtillo caldo. La mia ultima sera in Lituania trascorre così tranquilla, tra chiacchere, canzoni e ricordi delle belle avventure passate insieme. Parto l'indomani, con un bus della Euroline, alla volta di Riga (Lettonia).
La Penisola CuronicaLa Penisola Curonica