L’Importanza della Forma

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“Ridateci Giolitti”
6 Marzo 2010

Non poteva che essere il buon vecchio Giovanni Giolitti, esperto politico e cinque volte ministro dal Regno d’Italia, a suggerire la frase migliore per descrivere la situazione ridicola a cui siamo giunti:“Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”. Mi sembra quasi di vedere questa grande verità sostituire l’ormai obsoleta e anacronistica“La Legge è uguale per tutti” nelle aule dei tribunali.

Premetto che sono sempre stato un grande fautore della sostanza rispetto alla forma: un racconto ben scritto non è necessariamente un buon racconto, una pubblicità accattivante non implica la qualità del prodotto commercializzato, un’ottima dialettica nasconde spesso mancanza di argomenti; però c’è una bella differenza tra l’affermare questo e il decidere di cambiare le regole di un gioco solo perchè la squadra favorita si è dimenticata, per negligenza e incompetenza sua, di iscriversi. Si dirà:“Sono vizi di forma”, “Il regolamento è bislacco”, “Si è affidato un incarico importante alla persona sbagliata” (ecco il lato negativo di scegliersi come collaboratori ballerine e ruffiani).

Molto bene, però non credo che riuscirei a motivare la consegna in ritardo di un progetto a un committente dicendogli: “Mi scusi, sono andato fuori con gli amici a mangiare e mi sono dimenticato della scadenza. Comunque il progetto è pronto, posso mandarglielo anche adesso.”. Oppure immaginatevi la scena per le iscrizioni ai Mondiali di Calcio: Brasile, Italia e Spagna potrebbero risparmiarsi le seccature burocratiche, tanto, essendo le squadre più forti sul panorama internazionale, non è pensabile giocare senza di loro, quindi che fretta c’è? E che dire di quel concorso al quale ho dovuto rinunciare perchè non avevo il curriculum pronto per la data di scadenza della domanda? Perchè non avrebbero potuto accettarlo lo stesso uno o due giorni dopo? Di sicuro non avevano mica finito di controllare tutti i candidati per quella data.

E’ chiaro che un simile modo di ragionare non può che condurre all’anarchia più completa, in quanto limiti e regole diventano evanescenti e opinabili, quindi di fatto inutili. Una legge serve a creare uno sbarramento tra quello che si può fare e quello che non si può fare, sbarramento più o meno sensato a seconda dei casi. Prendiamo la patente ad esempio: c’è gente che sarebbe in grado di gestire la responsabilità di guidare anche a sedici anni, mentre ci sono altri che saranno sempre irresponsabili. La legge fissa il limite arbitrario (ma grosso modo sensato) di diciotto anni e a nessuno dovrebbe venire in mente di interpretare questo numero “Ha sedici anni però sembra un bravo ragazzo, guidava la Porsche di papà, è di buona famiglia…”

Analoghe considerazioni devono valere per la delicata tematica delle elezioni. Le scadenze e i regolamenti vanno rispettati. Se sono irragionevoli o non più al passo coi tempi, il Parlamento (e non il Governo, che diventa altrimenti arbitro e giocatore) le modificherà. Un Presidente della Repubblica un pochino più coraggioso avrebbe forse impedito un simile pericoloso precedente, ma questo atteggiamento pilatesco è comprensibile, vista la potenza mediatica a disposizione di chi ha fatto il decreto.

Rimane l’inquietante interrogativo: l’Italiano Medio deciderà di affidare ancora il potere a una manica di ruffiani, vallette e affaristi incapaci di rispettare anche le più basilari scadenze? Ovviamente sì, anche perchè l’Italiano Medio si informa con il TG1, un programma “Ai confini della realtà”, nel quale, per scegliere un esempio tra gli altri,
prescrizione è sinonimo di assoluzione. E’ triste scoprire quanto Montanelli si sbagliasse.

Grazie a Riccardo per la dotta citazione che ha dato il via libera a questo breve commento. Concludo citando un testo di Elsa Morante del 1945:

“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.

La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.

In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.”

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