Guccini (1983)
Inutile
Francesco Guccini
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Inutile
Testo
Testo
A Rimini la spiaggia com'è vuota, quasi inutile di marzo,
deserta dell'estate, in ogni simbolo imbecille e vacanziera;
e noi, senza nemmeno un poco d'ironia, fra gusci e quarzo,
ad inventare insieme primavera.
Era piovuto piano e senza pause quasi fino a quel momento;
picchiando sopra ai pali della spiaggia il mare si spezzava in lembi;
nel ristorante vuoto il cameriere, assorto e lento,
cifrava il rebus dei cumulonembi.
Compiendo poi quel rito inevitabile e abusato
corremmo coraggiosi e scalzi lungo la battigia;
di un verde di bottiglia era quel mare affaticato,
l'aria una stanza grigia.
Scoprimmo che oggi il mare lascia un povero relitto,
naufragi di catrame e di lattine arrugginite;
parlare era soltanto un altro inutile delitto
contro le nostre vite.
Parlare, poi di cosa? Di quel vino troppo freddo e un poco andato?
O di quel fritto misto dato lì con malagrazia naturale?
A chi è triste di suo come un limone già adoperato
dà ancora più tristezza mangiar male.
E dire che volevo regalarti un compleanno un po' diverso,
ma in noi turisti fuori di stagione c'era tutto di sbagliato:
la notte, già una cosa andata via, il mattino perso
e il pomeriggio forse già sciupato.
Però malgrado tutto si era stati bene assieme,
così, senza un futuro, in incertezza intenerita.
Pensavo: "Farlo o no? Parlare o no? Restare assieme
e poi cambiarsi vita?
Ma se fossimo stati un'altra coppia fra le tante
avremmo trasformato tutto in quella poca gioia,
o avremmo litigato per sfogare ad ogni istante
l'urlare della noia?"
Domanda forse inutile, com'era forse inutile quel giorno,
da prendere così come veniva, senza calcolare il resto;
ci salutammo in fretta, e in fretta anch'io feci ritorno:
di marzo si fa sera ancora presto.
deserta dell'estate, in ogni simbolo imbecille e vacanziera;
e noi, senza nemmeno un poco d'ironia, fra gusci e quarzo,
ad inventare insieme primavera.
Era piovuto piano e senza pause quasi fino a quel momento;
picchiando sopra ai pali della spiaggia il mare si spezzava in lembi;
nel ristorante vuoto il cameriere, assorto e lento,
cifrava il rebus dei cumulonembi.
Compiendo poi quel rito inevitabile e abusato
corremmo coraggiosi e scalzi lungo la battigia;
di un verde di bottiglia era quel mare affaticato,
l'aria una stanza grigia.
Scoprimmo che oggi il mare lascia un povero relitto,
naufragi di catrame e di lattine arrugginite;
parlare era soltanto un altro inutile delitto
contro le nostre vite.
Parlare, poi di cosa? Di quel vino troppo freddo e un poco andato?
O di quel fritto misto dato lì con malagrazia naturale?
A chi è triste di suo come un limone già adoperato
dà ancora più tristezza mangiar male.
E dire che volevo regalarti un compleanno un po' diverso,
ma in noi turisti fuori di stagione c'era tutto di sbagliato:
la notte, già una cosa andata via, il mattino perso
e il pomeriggio forse già sciupato.
Però malgrado tutto si era stati bene assieme,
così, senza un futuro, in incertezza intenerita.
Pensavo: "Farlo o no? Parlare o no? Restare assieme
e poi cambiarsi vita?
Ma se fossimo stati un'altra coppia fra le tante
avremmo trasformato tutto in quella poca gioia,
o avremmo litigato per sfogare ad ogni istante
l'urlare della noia?"
Domanda forse inutile, com'era forse inutile quel giorno,
da prendere così come veniva, senza calcolare il resto;
ci salutammo in fretta, e in fretta anch'io feci ritorno:
di marzo si fa sera ancora presto.
Grandissima la forza poetica in alcuni versi…
…di un verde di bottiglia….
e poi…
…era quel mare affaticato…
Mare affaticato…
Insuperabile Guccini