Amore nel Pomeriggio (2001)

Canzone per l’Estate

Francesco De Gregori

Canzone per l’Estate da Amore nel Pomeriggio, Francesco De Gregori
Canzone per l’Estate
Testo
Con tua moglie che lavava i piatti in cucina e non capiva,
con tua figlia che provava il suo vestito nuovo e sorrideva
Con la radio che ronzava, per il mondo cose strane,
e il respiro del tuo cane che dormiva
Coi tuoi santi sempre pronti a benedire i tuoi sforzi per il pane,
ed il tuo bambino biondo a cui hai donato una pistola per Natale
Con il letto in cui tua moglie, non ti ha mai saputo amare
e gli occhiali che tra un po', dovrai cambiare
Com'è che non riesci più a volare?
Com'è che non riesci più a volare?

Con le tue finestre aperte sulla strada e gli occhi chiusi sulla gente,
con la tua tranquillità, lucidità, soddisfazione permanente
La tua coda di ricambio, le tue vergini in affitto
e le rondini di guardia, sotto al tuo tetto
Con il tuo francescanesimo a puntate e la tua dolce consistenza,
le tue onde regolate in una stanza
Col permesso di trasmettere e il divieto di parlare,
e ogni giorno, un altro giorno da scontare
Com'è che non riesci più a volare?
Com'è che non riesci più a volare?

Con i tuoi entusiasmi lenti, precisati da ricordi stagionali,
e una bella addormentata che si sveglia a tutto quel che le regali
Con il tuo collezionismo di parole complicate
la tua ultima canzone per l'estate
Con le tue mani di carta per avvolgere altre mani normali,
con lo scemo in giardino ad isolare le tue rose migliori
Col tuo freddo di campagna e il divieto di sudare
e più niente per poterti vergognare
Com'è che non riesci più a volare,
com'è che non riesci più a volare,
com'è che non riesci più a volare,
com'è che non riesci più a volare,
com'è che non riesci più a volare
Canzone per l’Estate
note e significato

"Canzone per l'estate" è stata scritta in collaborazione con Fabrizio De André che l'aveva pubblicata nell'album "Volume VIII". Il testo cantato da De Gregori varia leggermente da quello originale. Ricorda de Gregori:

Abbiamo scritto questa canzone, Fabrizio ed io, nel '74 o forse addirittura nel '73. Lui stava preparando il disco che poi si sarebbe chiamato Volume VIII e mi aveva proposto di lavorare insieme dopo avermi conosciuto in un locale di Roma, il Folkstudio. Passammo quasi un mese da soli nella sua bellissima casa in Gallura, davanti ad una spiaggia meravigliosa dove peraltro credo che non mettemmo mai piede: in quel periodo avevamo tutti e due delle storie sentimentali assai burrascose ed era più o meno inverno.

Fabrizio beveva e fumava tantissimo e io gli stavo dietro con un certo successo. Giocavamo a scacchi, a poker in due: ogni tanto prendevo il suo motorino e me ne andavo in giro per chilometri. Al mio ritorno spesso lo trovavo appena alzato che girava per casa con la sigaretta e il bicchiere e la chitarra in mano e che aveva buttato giù degli appunti, degli accordi. Era uno strano modo di lavorare il nostro: non ci siamo mai messi seduti a dire 'Adesso scriviamo questa canzone'. Semplicemente integravamo e correggevamo l'uno gli appunti dell'altro, certe volte senza nemmeno parlarne, senza nemmeno incontrarci magari, perché lui dormiva di giorno e lavorava di notte e io viceversa.

Le musiche ci venivano abbastanza facilmente - Fabrizio era un eccezionale musicista - e le registravamo su un piccolo registratore a pile. Così vennero fuori 'La cattiva strada', 'Canzone per l'estate', 'Oceano'... Lui aveva scritto da solo 'Amico fragile' e poi aveva voluto inserire nel suo disco 'Le storie di ieri' che la RCA (la mia casa discografica di allora) si era rifiutata di farmi incidere sulla 'Pecora'.

É difficile pensare a Fabrizio come uno che non c'è più: quando se n'è andato non ci vedevamo da parecchio tempo. Credo di averlo sentito al telefono circa un anno prima che morisse ed aveva la sua solita bella voce, l'intelligenza correva sul filo... Fabrizio era un uomo generoso e bellicoso, facile da amare e difficilissimo da andarci d'accordo.

Uno dei ricordi più belli che conservo di lui è quando andammo all'Idroscalo di Milano sulle montagne russe del Luna Park, insieme a Dori: scendemmo felici e ubriachi con lo stomaco in bocca e andammo a finire la serata chissà dove. Ho messo la nostra canzone in questo disco non per fargli un omaggio (Non ne ha bisogno e non so se gli piacerebbe). É solo una buona canzone che oggi, dopo tutti questi anni, sento un po' più mia.

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